“E’ una storia lunga, te la racconterò in maniera molto sintetica, perché raccontarla nel dettaglio porterebbe via un sacco di tempo. È una storia lunga quasi vent’anni e in questi lunghi anni sono successe molte cose, e all’inizio è stata durissima. Abbiamo fatto molti sacrifici, e abbiamo dovuto lavorare molto duramente, io e mio padre. Nessuno a parte le persone del mio paese mi ha aiutato. C’erano volte in cui viaggiavamo e io ero l’unico che aveva due pasti giornalieri garantiti, perché non c’erano soldi per poter pagare due pasti al giorno anche per mio padre”.
È una storia lunga, quella di Rodrigo Lopez, 37 anni, di Colon, nella provincia argentina di Entre Rios, il precursore del ciclismo adattato in Argentina.
“Ho avuto un’infanzia normale fino ai cinque anni, quando ho contratto un virus che ancora oggi non si sa bene quale fosse, sul referto medico c’è scritto meningoencefalomielite erpetica. Ovviamente il virus ha lasciato con sé dei cambiamenti enormi nella mia vita, cambiamenti cui ho dovuto far fronte. Ho dovuto imparare ad accettare i miei nuovi, numerosissimi limiti. Ho dovuto imparare, di nuovo, a parlare, a camminare, ho dovuto affrontare la perdita dell’udito e le nuove difficoltà motorie, e ho dovuto anche imparare ad avere pazienza, a capire che alle persone intorno a me costava accettare questo nuovo Rodrigo. Nonostante ciò ho avuto un’infanzia felice, ho avuto sempre l’appoggio della mia famiglia e ho sempre saputo che loro mi amavano e che Dio non mi avrebbe mai abbandonato”.
Dopo il diploma come tecnico in amministrazione di impresa, Rodrigo si iscrive alla facoltà di informatica. Ad accompagnarlo in tutti questi anni nel tempo libero c’è una passione: la bicicletta.
“Il ciclismo mi piace da sempre, quando avevo sette mesi mio padre mi caricava sulla sua bici e mi portava a fare escursioni vicino caso. Per il mio primo compleanno mi hanno regalato una bicicletta con le ruote, ci sono salito e non sono più sceso da una bicicletta. In realtà questo è stato un fattore fondamentale della mia riabilitazione: a camminare ho dovuto reimparare, ma sono riuscito a mantenermi in sella a una bicicletta”.
Una domanda
All’epoca dell’università Rodrigo viaggia ogni giorno per andare a seguire le lezioni, e inizia a porre a sé stesso la domanda che gli cambierà la vita: “mi sono chiesto: dove potrei arrivare con lo sport? Non era facile esprimere ai miei la mia esigenza di provare a fare di più in campo sportivo. Una sera, a cena, mia madre ha sentito, con il sesto senso proprio di tutte le mamme, che c’era qualcosa che volevo dire ai miei genitori. Mi ha chiesto cosa mi stava succedendo, e io le ho detto che volevo provare a fare sport più seriamente, e gli ho chiesto il permesso di provarci per un anno. Lei ha parlato con mio padre, che all’inizio non era per niente convinto, ma poi ha accettato”.
Molte cose sono successe dopo quella cena di quindici anni fa, e l’unica cosa che è rimasta in sospeso nella vita di Rodrigo è l’università. “Nel 1999 mi hanno invitato a partecipare a una corsa di para-ciclismo al KDT di Buenos Aires. Non esisteva ancora il para-ciclismo in Argentina, e la corsa era stata organizzata da un gruppo di persone cieche, cui si era poi unito un gruppo di atleti con paralisi cerebrale. Io sono andato e ho ottenuto i miei primi due piazzamenti”.
È la solidarietà dei suoi compaesani a permettere a Rodrigo di compiere il passo successivo: “subito dopo la prima corsa vengo a sapere che c’era un Open in Spagna, e grazie a una campagna di solidarietà messa su dai cittadini del mio paese sono riuscito a raccogliere i fondi per andare. Come ti ho detto, qui in Argentina non esisteva ancora il para-ciclismo. Sono andato in Spagna e sono tornato con un oro e un argento, e da lì non mi sono più fermato, fino a che mi hanno incluso nella Federazione di Sport con Paralisi Cerebrale, dopo un Parapanamericano negli USA in cui avevo ottenuto e cui avevo partecipato di nuovo con l’aiuto del mio paese. E attenzione che nella mia provincia a quell’epoca non c’erano soldi, ma solo buoni federali che all’estero non valevano niente”.
Grazie ai buoni risultati la federazione decide di inviare Rodrigo ai mondiali su pista di Praga, Repubblica cieca, e lui fa onore alla chiamata con una medaglia di bronzo. Nonostante le molte difficoltà economiche (sue e dell’Argentina, sono gli anni della crisi e viaggiare è difficilissimo) Rodrigo riesce a classificarsi per le Paralimpiadi di Atene 2004: “sono tornato con la medaglia di bronzo, la prima per l’Argentina, prima di quelle di Curuchet – Perez nel ciclismo convenzionale. Poi abbiamo continuato a lavorare duro per altri quattro anni, e non solo mi sono classificato per Pechino 2008, ma sono riuscito ad accumulare punti nel ranking internazionale e a garantire un posto in più per il mio paese, un posto che è stato occupato da un tandem”.
Intanto in Argentina sta nascendo un movimento di ciclismo adattato, e l’UCI (unione ciclistica internazionale) chiede al Comitè Paralimpico Argentino di includere gli atleti nella propria federazione, cosa che avviene nel 2007, anno in cui nasce la FACPYR. Le Paralimpiadi di Pechino sono meno fortunate per Rodrigo rispetto a quelle di Atene, ma nel paese la disciplina continua a crescere, e iniziano a disputarsi competizioni a livello nazionale. Rodrigo riesce a classificarsi nuovamente per Londra 2012, e vince la medaglia di bronzo. Attualmente gli atleti classificati per Rio 2016 sono due ragazze, una nella categoria MC5 e una nella categoria MT2 (triciclo) e un tandem.
Quello che motiva Rodrigo ad andare avanti, dice, è: “la volontà di superarmi, e di essere un modello per altre persone, che dalla mia esperienza possano imparare che grazie alla forza di volontà e all’aiuto di Dio tutto si può fare”. Portabandiera dell’Argentina ai Giochi Parapanamericani di Toronto, “un fatto che mi ha dato molta allegria, non potevo credere che avessero scelto proprio me. Quello di portare la bandiera è un sogno che condividono tutti gli sportivi e in questo caso sono stato io a poterlo realizzare”, Rodrigo ritiene di aver già raggiunto tutti gli obiettivi che si prefiggeva nella sua vita. “Sportivamente invece sogno di poter continuare a gareggiare e di vincere la medaglia d’oro ai giochi paralimpici di Rio”.
Mucha suerte, Rodrigo, que te vaya bien!!!