SABATO h 7.00 – L’APPUNTAMENTO
I Portenos, gli abitanti di Buenos Aires, si vantano di aver costruito la strada più larga del mondo: 12 corsie, ci vuole una vita per attraversarle, soprattutto alle sette di un sabato mattina.
L’appuntamento con Diego e Sofia è davanti a un chiosco all’incrocio tra Cordoba e Cerrito. Arriva Sofia, puntuale, ed è evidente che abbiamo entrambe bisogno urgente di un caffè. Sofia studia comunicazione, e lavora insieme a Diego alla Fundaciòn Loma Negra. Nel tempo libero si occupa dell’ufficio stampa della Subcomisiòn de Tennis Adaptado de Canuelas. La subcomisiòn è il sogno di Diego Moliner, il Diego che stiamo aspettando alle sette di un sabato mattina: lo sviluppo del tennis in sedia a rotelle nella provincia di Buenos Aires, ma fuori da Capital Federal, che ora ne è il centro obbligato e tentacolare.
È un sogno relativamente giovane, ci spiega Diego, che intanto è arrivato, mentre entriamo in autostrada: “la scuola è nata poco più di un anno fa, e io gioco a tennis solo da due anni. Ho scoperto il tennis in carrozzina grazie a un articolo della rivista VIVA, in cui il n. 1 argentino e n. 4 al mondo Gustavo Fernandez invitava le persone in sedia a rotelle a praticare il tennis, partecipando agli allenamenti del CENARD, il centro sportivo di alto rendimento gestito dal Ministero dello Sport, a Buenos Aires. Sono andato a fare la lezione di prova, e sono rimasti contentissimi. Dopo un mese ho iniziato a raggiungere i primi risultati”.
Buenos Aires-Canuelas in macchina dista meno di un’ora, in treno un po’ di più. Dalla stazione di Constitucion ce n’è uno ogni venti minuti per Ezeiza, e da lì bisogna prenderne un altro, che chiamano La Chanchita, perché ha la locomotiva che assomiglia alla faccia di un maialino. È un percorso che conosco benissimo, perché quattro fermate prima di Canuelas c’è Maximo Paz, sede di un progetto di Servizio Civile del Cesc Project.
Oggi però andiamo in macchina, destinazione casa di Flor. Io e Sofia stiamo lavorando insieme a un documentario che racconti la Scuola di Tennis di Canuelas. Classico esempio di comunione di intenti: a me serve per Storie Paralimpiche e a Sofia e alla scuola come video istituzionale.
SABATO h 8.00 – FALSI RISVEGLI
Scarichiamo Sofia davanti casa di Flor, e Diego mi dà il compito di comprare i cornetti, che sono scenografici ma che non mangia nessuno perché i ragazzi tra poco andranno ad allenarsi e noi ci vergogniamo di passare per mangioni.
Flor, in realtà, è sveglissima, ma visto che il soggetto del video uscito fuori dagli intensi brainstorming dei giorni scorsi è UNA GIORNATA CON LA CAMPIONESSA le facciamo ripetere il processo del risveglio: suona la sveglia, Flor si alza, va in bagno, si lava la faccia, mette la teiera sul fuoco, si siede al tavolo per fare colazione.
Paziente, sicura di sé e vagamente emozionata: questa è Flor, Florencia Moreno. Ha 25 anni, studia contabilità della Pubblica Amministrazione, è impiegata del Comune di Canuelas. Le manca una gamba, che ha perso quando era bambina in seguito a un incidente in bicicletta, e per camminare si aiuta con le stampelle. Si siede in carrozzina solo quando gioca a tennis.
Quando le chiediamo cosa le piace di più del suo sport non ha dubbi: “la competizione!”. Ha iniziato a giocare a maggio del 2014 e da allora si è sempre allenata tutti i giorni, tre ore al giorno. In più va in palestra due volte a settimana, per curare la preparazione fisica. Il suo obiettivo sono le Paralimpiadi e il suo pane è il tennis di alto rendimento. La allena Luciano Rivas, giovane allenatore di 23 anni.
Lucio, come lo chiamano tutti, era un allenatore di tennis tradizionale, finchè un giorno, nel suo campo di Uribe Larrea non è apparso Diego Moliner con il suo sogno della scuola di tennis di provincia: “il tennis in sedia a rotelle non è molto diverso dal tennis tradizionale. L’unica regola differente è quella dei due rimbalzi: la palla può toccare terra due volte invece che una prima di essere restituita all’avversario”. Al momento Lucio allena 3 atleti nel programma di alto rendimento: Flor, Emiliano e Nicolàs, che ha iniziato da pochi mesi ed è molto dotato, nonostante non praticasse sport prima dell’incidente di moto che ha avuto otto mesi fa.
SABATO h 10.00 – L’AUTOBUS!
I tre atleti dell’alto rendimento continuano a frequentare comunque la scuola, che funziona tutti i sabati, dalle 10.00 alle 13.00, all’interno del Lawn Club di Canuelas. Diego si raccomanda mille volte con Sofia e con me: “la scuola, ragazze. Vorrei che vi focalizzaste sulla scuola. Sono pochi quelli che possono aspirare all’alto rendimento, tutti gli altri sono importanti!”.
E alle dieci meno dieci, dunque, siamo già davanti alla scuola, ma con un occhio alla strada.
“Emiliano!” – Mi grida Sofia, che è la prima ad avvistare la sagoma pesante dell’autobus che si avvicina.
Corriamo alla fermata, ma in realtà non ce ne sarebbe bisogno, perché l’autobus devia il suo percorso (“lo faccio tutti i sabati” – ci dice l’autista) e si ferma proprio davanti all’entrata del club, apposta per far scendere Emiliano Huebra sulla sua sedia a rotelle, e la sua mamma, Paula, che quando vede Sofia davanti alla porta con la telecamera accesa commenta: “se lo sapevo che era così non ci venivo. Tanto lui è abituato a venire da solo…”.
A poco a poco arrivano anche gli altri, oltre a noi Flor, Emiliano e Nico, Julieta e Melissa, che partecipano solo agli allenamenti del sabato.
Melissa ci racconta che adesso lavora per il Comune di Canuelas, ma che in realtà è giornalista, e ha lavorato per molti anni in una radio. Quando lavorava lì ha conosciuto un gruppo di italiani, e così finiamo, come spesso mi succede, a parlare dell’Italia, e di come le nostre due culture, quella argentina e quella italiana, siano vicine, sorelle. Julieta invece è molto timida, anche se molto sorridente, e con molta abilità sfugge alle nostre grinfie scampando l’intervista.
SABATO h 10.30 – CI SI DIVERTE
Inizia l’allenamento. I ragazzi si dividono in due gruppi: uno lavora con Lucio alla parte tecnica e l’altro con Sol, la preparatrice atletica. Notiamo che Melissa e Julieta non usano la sedia specifica per giocare a tennis. Non solo, ci spiega Claudia, la fisiatra, perché è cara (circa 2000 dollari), ma anche “perché, pur essendo più stabile, è una sedia molto più scomoda e può causare ferite e lesioni a chi non è abituato a usarla”. Finito l’allenamento fisico e tecnico si gioca, ed eccezionalmente oggi si gioca tutti insieme. È un momento molto bello, di allegria e condivisione: a giocare a tennis, davvero, ci si diverte.
Peccato che a me e Sofia, nel frattempo, come nella più fantozziana e comune delle storie, ci si è scaricata la batteria della telecamera. Siamo costrette a rifugiarci nel bar del club e limitarci a finire le interviste. A iniziare da Paula, la mamma di Emiliano, che ha vissuto molti anni nel Principato di Monaco e che è convinta che lo sport sia la cosa più importante nella vita di suo figlio, al punto che è al momento la sua attività principale: “non studia e non lavora, per ora è giusto che si concentri sul tennis”. Emiliano ha 20 anni, ed è in sedia a rotelle fin dalla nascita per via di una malattia congenita che colpisce il midollo spinale. Prima giocava a basket a Ezeiza, ma gli spostamenti gli risultavano molto complicati. Diego, Lucio e Flor hanno visto per caso una sua foto su facebook in cui giocava a basket, e gli hanno chiesto se poteva interessargli provare con il tennis, e far parte della scuola: “il tennis mi piace di più del basket perché è uno sport individuale” – ci confessa Emiliano. “I risultati che ottieni sono solo tuoi, e al tempo stesso è bello condividerli col gruppo”.
SABATO h 13.00 – MILANESAS
Siamo pronti per mangiare tutti insieme. In attesa che arrivino le milanesas, delle cotolette panate che solo chi si è allenato può permettersi di mangiare, tentiamo di intervistare Nico, ma lui si imbarazza a parlare davanti a tutti e ci chiede di andare fuori. Ci allontaniamo ma veniamo di nuovo abbandonati dalla batteria della telecamera, nel frattempo il pranzo è pronto e subito dopo lui deve scappare, perché domani lui ed Emiliano, che sono molto amici, correranno una maratona e devono andarsi ad allenare. Ci dispiace, più che per il nostro video, per lui. È un ragazzo molto simpatico e in gamba e meritava di poterci raccontare la sua storia.
Riusciamo invece a parlare con Melina, la psicologa, che in realtà si occupa di Ippoterapia ed è nuova alla psicologia sportiva e a dire il vero anche un po’ spaventata: “in generale già l’atleta di alto rendimento presenta delle questioni complesse da un punto di vista psicologico. Ancora di più quando si ha a che fare con l’atleta con disabilità”-
SABATO h 15.00 – UNA BELLA GIORNATA
Dopo pranzo rimaniamo io Sofia e Diego, e mentre dopo una bella giornata andiamo verso casa lui ci racconta il suo ambizioso progetto, quello del CLUB ADATTATO. È un progetto che prevede di realizzare a Canuelas una struttura sportiva interamente pensata per i disabili, che sia cioè interamente accessibile. Perché per una volta non siano loro a doversi adattare, ma la realtà circostante ad adattarsi a loro.