di Chiara Laurenzi
In lingua malgascia, Tukiki significa sorridere. E proprio il sorriso, è stato l’elemento cardine dell’intero racconto di una delle creatrici del progetto. Tenacia, ambizione e voglia di credere in qualcosa che in poco tempo è diventato quotidianità per i ragazzi e le ragazze che finalmente hanno un posto dove poter fare sport. E che si chiama proprio Tukiki, un’isola felice che dà la possibilità di praticare lo sport senza barriere a tutti i ragazzi e alle ragazze. Nato a Milano, e realizzato dalla SSD Ausonia, Tukiki dà un calcio alla disabilità e invita a scendere in campo tutti/e !!!
Come nasce il progetto ?
Da Federica, allenatrice di calcio e laureata in Isef, e da me, Camilla, educatrice su una barca a vela, strumento che utilizziamo per educare i ragazzi con disabilità. Entrambe siamo calciatrici, e unendo le nostre passioni al nostro lavoro, abbiamo pensato di far nascere l’idea ! Da subito, ci hanno preso di mira, dedicando articoli e pagine al progetto, e senza nemmeno pensare a tutto questo clamore, siamo riuscite a formare, nel giro di pochissimo tempo, una squadra di calcio, nonostante sia stato molto difficile pubblicizzarlo e avere l’interesse delle famiglie . Tutto è nato da un passaparola, partendo da un open day ad ottobre 2015, e in cui il messaggio da lanciare era proprio che lo sport è aperto a tutti, e che anche i disabili possono giocare a calcio ! Da lì, dopo tre giorni, abbiamo iniziato gli allenamenti : dai primi 4 ragazzi iniziali, adesso siamo arrivati a 9 ! Un successone che nessuno si aspettava !! Pensavamo di rimanere in pochi ad allenarci. Adesso siamo veramente felici, e soddisfatte soprattutto !
Penso che il passaparola sia servito per avere una situazione integrata . Come vi muovete per quanto riguarda la formazione della squadra ?
La maggior parte di loro sono ragazzi autistici, con ritardi mentali. E la parte complessa, alla fine, è quella di integrarli tra di loro : per un autistico, lavorare in squadra è molto difficile, e quindi stiamo facendo questo grande lavoro, e piano piano ci stiamo riuscendo, dato che i ragazzi si stanno legando molto. Cerchiamo anche di avere più volontari possibili, proprio per avere un rapporto uno a due . In più, stiamo provando ad inserire anche un progetto di inclusione dedicato al calcio unificato, in cui tre ragazzi disabili e due normodotati e della stessa età, giocano insieme : siamo aperte a chiunque voglia provare l’esperienza, che siano scuole, o comunità di ragazzi. Non ci importa avere una squadra di disabili e basta, ma ci interessa che i vari ragazzi, che sono scappati dalle società di calcio per non esser stati seguiti abbastanza dai loro allenatori, ora possano vedere che le scuole non sono tutte uguali .
..E proprio questo è l’aspetto interessante di Tukiki, il significato dell’inclusione, che coinvolge chiunque voglia avvicinarsi ad una bella realtà come questa ..
Certo : in primis ci premeva capire come gestire i ragazzi disabili e come allenarli ; il passo successivo, è stato includere le scuole e le comunità.
E loro? Come si relazionano a tutto questo ? Tra di loro, con voi e con i ragazzi delle scuole e delle comunità ?
Tra i ragazzi arrivati all’inizio dell’esperienza, proprio dove ci sono gli elementi più difficili, abbiamo ottenuto varie vittorie ! C’è un ragazzo, tra di loro, che adesso ci abbraccia, e che calcia il pallone con i piedi, e non più con le mani ! E con i ragazzi delle comunità, siamo riuscite a far in modo che loro stessi insegnassero qualche movimento in più, qualche passaggio, etc. Chiaramente, è tutto in fase di sperimentazione, da prendere con le pinze, ma poco a poco impariamo come muoverci, e come farli muovere in tutto questo ! Quello che conta sono i risultati : oltre a vederli sorridere sempre , non c’è una volta che mancano o sono assenti ! E vengono anche quando piove !
E i genitori ? Che ruolo hanno in tutto questo ? Come si comportano ?
Io ringrazio i genitori perchè sono loro che ci hanno aiutate dal primo istante, facendo il passaparola e dandoci una mano da subito. Si sono affidati a noi totalmente, e l’aspetto importante è proprio il rapporto che si è instaurato, e i riscontri su come agire su determinate cose che succedono puntualmente. La cosa bella, è proprio la collaborazione che si è creata, e il sostentamento continuo.
Quindi-fortunatamente- in questa dimensione non avvengono episodi spiacevoli di genitori competitivi, o genitori allenatori, quella che è tristemente la realtà della maggior parte delle scuole calcio a cui siamo ormai abituati ?
Assolutamente no : per ora l’unico aspetto che rispecchia il ruolo dell’essere genitore per eccellenza, è quello di essere iperprotettivi nei confronti dei loro ragazzi ! Mentre per quanto riguarda il gioco, i genitori sono contenti di vederli giocare proprio perchè diamo spazio a tutti, quindi ognuno di loro è in campo ! Non stiamo ancora giocando un campionato, ma solo partite amichevoli . L’anno prossimo, quando lo organizzeremo, allora si vedrà ! Per ora siamo state solo molto fortunate !
E a te, personalmente, cosa ha insegnato Tukiki ? In che modo ha arricchito il tuo lavoro, e che strumenti ti dà per integrarlo ancora di più ?
Vedere che un progetto simile ha preso vita, mi fa pensare a mille altre progetti ! Mi piacerebbe davvero arrivare a tanti ragazzi, ma dargli la giusta importanza : è vero che siamo arrivate ad una squadra ora, ma quello che continuiamo a fare è continuare a lottare sulla parte comunicativa. Vorremmo riuscire a dare a tutti la stessa possibilità. Personalmente, giocando ancora a calcio, e vedendoli sorridere continuamente per ogni gol, (e anche per ogni sconfitta), mi hanno insegnato tantissimo, più di qualsiasi altro insegnamento, nonostante siano 16 anni che gioco ! E questa è la cosa positiva per me !
Immagino che aver raggiunto risultati simili sia stato intenso ed emozionante.. a cosa ambite adesso ? Quali sono i vostri sogni futuri ?
Da quando abbiamo iniziato, non ci siamo mai fermate ! Abbiamo sempre pensato a “domani”, per poter realizzare un campionato per i ragazzi che ne sentono fortemente la necessità . E poi quello di arrivare a diverse fasce di età ( ora stiamo lavorando con ragazzi d’età 13-19 ) . Ma sono convinta che continueremo a lavorare e creare ! Siamo un bel gruppo, e ci diamo sostegno morale e input in continuazione !
E il rapporto tra ragazze e ragazzi nella stessa squadra com’è ? Dal momento che, sicuramente, arriveranno più ragazze, avete in programma di dividere il maschile dal femminile ?
In generale,adesso, si trovano benissimo tra loro : essendo ipersensibili in tutto, si accorgono quando una ragazzza è triste, o quando qualcuno fa fatica.. e lo dimostrano a modo loro, abbracciandosi magari. Ma una diversità di genere non c’è, in questo caso . E si, certo: più in là, quando ci saranno più ragazze, organizzeremo diversamente le squadre.
Brave ! Complimentissimi per il vostro lavoro !
Grazie mille a voi ! Ma il merito è anche dei ragazzi, naturalmente, che ci hanno aiutate, e che ci aiutano moltissimo !
Photos : facebook.it-ProgettoTukiki
Stefania says
il progetto è nata dalla SSD Ausonia, che ora ha preso il nome di SSD Minerva Milano, #mimi