Ilaria Muresu compirà 18 anni a maggio, è nata a Dolo, in provincia di Venezia, ma vive a Olbia, ed è una persona coraggiosa.
Fino a qualche mese fa faceva ogni settimana quattrocento chilometri, da Olbia a Nuoro, per allenarsi: “Praticavo scherma paralimpica a livello agonistico perché ho la scoliosi grave di 135 gradi.. E più il tempo passa, più io peggioro”. Sceglie di raccontarci la sua storia in un momento particolare, in cui è lontana dallo sport per motivi di salute. “. Le mie passioni sono la scherma, la pallavolo, e il basket da poco. Mi sta prendendo molto ma non posso più fare sport che mi stanchi molto perché ho avuto problemi con la respirazione”.
Sceglie di raccontarci la sua storia “perché vorrei aiutare gli altri, sopratutto ad affrontare le sfide, giorno per giorno, ammirando se stessi”. Perché per lei, lo sport, oltre alla scherma anche la pallavolo è una delle sue passioni, e da poco si è avvicinata anche al basket, è: “la forza di andare avanti. Praticare scherma mi ha fatto capire che non sono diversa e che è una figata far parte dello sport paralimpico perché ti apre la mente, ti fa conoscere nuove persone, vivere nuove esperienze”. Al di là delle vittorie e delle sconfitte: “io penso che nella vita non è importante vincere nelle gare, anche se mi è capitato più di una volta. È importante partecipare!”
La cosa più bella delle gare – dice Ilaria – è conoscere gente nuova e fare amicizia, condividere la stessa passione: “La mia soddisfazione più grande – aggiunge – è stata quella di andare per la prima volta nelle nazionali di scherma dopo 3 mesi che avevo iniziato. Avevo già in preparazione i campionati italiani di Rimini. La mia più grande delusione invece è stata la prima gara a busto Arsizio, dovevo gareggiare con i campioni del mondo, la cosa mi aveva spaventato tanto che sono andata malissimo. Ho fatto una brutta figura”. La paura paralizza, ma Ilaria è coraggiosa. “mi sono innamorata della scherma grazie a un mio cugino svizzero, e da lì la mia vita è cambiata. Lo sport mi fa sentire sicura di me e di ciò che faccio, e soprattutto mi dà il coraggio di affrontare le sfide che mi si pongono davanti, giorno per giorno,
ammirando me stessa”. Ammirandosi, sì, come merita una persona che ha il coraggio di non mollare, che ha il difetto di avere un brutto carattere: “me la prendo spesso con tutti, anche senza motivo, e questo mi porta all’isolamento” e che anche se non ha mai creduto in Dio ci tiene a raccontarci di un miracolo: “quando ero piccola, fino all’età di cinque anni non camminavo. Poi sono andata con i miei genitori dal Papa e mi sono fatta baciare da lui…un mese dopo ho iniziato a camminare”. A ricordarci quanto è importante la speranza e la bellezza di dare senso alla vita attraverso le piccole cose.
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