di Chiara Laurenzi
.. Innanzitutto grazie Francesca !
… sono io a ringraziarvi, perchè grazie a voi questa realtà sta venendo fuori solamente adesso. Perchè senza l’uno o l’altro, non riusciremmo a far divulgare le nostre storie .
Inizia così l’intervista a Francesca Cipelli, classe 1997, record italiano nel salto in lungo (3.28mt), forza di volontà mista alla spensieratezza tipica di una ragazza della sua età. Ma che la aiuterà ad arrivare sicuramente molto lontano ..
Quando hai iniziato a fare sport ?
Ho iniziato da piccolina, grazie ai miei genitori, che mi hanno subito inserita in questo mondo. Mia mamma ci ha mandate in piscina a me e mia sorella, perchè è una bella base per iniziare. Poi sono passata all’hip hop, alla pallavolo, balli latinoamericani e infine, verso i 14 anni, mi sono avvicinata all’atletica, che è il mio attuale sport.
E come mai proprio l’atletica ?
Perchè ho conosciuto una fisioterapista russa, e con lei ho fatto ginnastica curativa. Mi sono avvicinata durante le Paralimpiadi di Londra a questa disciplina, e grazie a lei, e al mio attuale allenatore, ho conosciuto per caso per questo mondo ! Avrei potuto innamorarmi di qualsiasi altro sport, ma è capitato questo! Sono sempre stata una grande sportiva che amava cimentarsi in cose nuove, per aprire nuovi orizzonti, e soprattutto che non s’è mai arresa !
Il rapporto con l’atletica ? L’ hai sentita subito tua ?
Si, fin da subito, dalla prima gara ” Italiani Indoor” ad Ancona,a marzo 2013, dove conobbi tutti grandi nomi delle Paralimpiadi, e che non mi hanno fatto sentire da meno : ho capito là che quello era il mio mondo, che ero esattamente come loro. E adesso, ogni volta, non vedo proprio l’ora di andare in gara, anche per vedere loro, che considero la mia famiglia !
Immagino che siate ancora più affiatati durante le gare ..
Sì!! Assolutamente: c’è un clima di gioia, e nessuno è contro l’altro !
Spesso le tensioni in quelle situazioni sono le emozioni preponderanti, e sapere che ti senti a casa e a tuo agio è molto bello e ti fa onore …
Si ! Fare una cosa che ti piace, con chi stai bene facendola, è una cosa bellissima !
In quali gare sei coinvolta mentalmente e fisicamente adesso ?
Mi sto allenando per Grosseto 2016, gli europei di atletica, focalizzando tutte le mie attenzioni per quell’evento. Rio attualmente non è il mio obiettivo, anche se quello che sarà sarà, ma non voglio farmi troppe illusioni : tutto può essere, giorno per giorno si deciderà, e tutto dipende da me.
E qualche sogno, ad oggi, c’è ?
Ambisco semplicemente a migliorarmi, come atleta e come persona, soprattutto. E a migliorare la mia disabilità. Quando avevo 10 anni feci un incidente nella palestra della mia scuola, scontrandomi con un altro bambino. Andai al pronto soccorso, dove mi mandarono a fare una tac con la diagnosi di trauma cranico. Mi portarono urgentemente a Padova, dove mi operarono subito. Dopo 7 ore, il sangue ebbe tutto il tempo di vagare nei centri nervosi, e questo mi provocò, per fortuna, solo un emiparesi destra ( un’emiplegia spastica).
Io sono cosciente che non potrò mai fallire, ma migliorare si ! Non mi metterò mai l’anima in pace : so che posso migliorare sempre, guarire no, ma migliorare si ! La mia disabilità non mi è assolutamente di ostacolo, ma al contrario è la cosa che mi spinge a migliorare sempre di più. Tanti giovani, oggi, abbandonano lo sport a causa della famiglia, degli amici, della scuola. Per me, invece, è proprio la causa di forza maggiore, che mi costringe a muovere quella parte di me che trascuro !
E dopo l’incidente ?
Sono stata accolta in un centro riabilitativo per minori con uno staff specializzato nella cura di queste patologie, fino ad arrivare alla fisioterapista russa che m’iniziò al mondo dell’atletica. La funzionalità dei miei muscoli, dopo l’incidente, era limitata : il collegamento nervoso era come se si fosse spezzato, e non mandasse più impulsi ai muscoli. La parte destra del mio corpo era totalmente paralizzata . E grazie alla fisioterapista, ho stimolato sempre di più questa parte : grazie all’atletica mi ritrovo in costante movimento, e non posso fare altro, altrimenti si addormenterebbero le parti del corpo interessate. E’ necessario che il mio corpo non si rilassi, che sia sempre in movimento, e che i muscoli non vadano in ulteriore spasticità, perchè poi farebbero fatica a muoversi, e non riuscirei a controllarli. Adesso la mano riesce a fare determinate cose, cosi anche il piede : sono riuscita a raggiungere un buono stato, e insieme agli allenatori stiamo lavorando affinchè si possa combattere questa disabilità, trovando mille strategie affinchè il problema diventi migliore.
Hai lavorato tantissimo in questi 8 anni …
Si, certo.. per fortuna l’incidente mi è capitato a 10 anni, e la forza ha preso una parte di me, e mi ha fatto reagire fin da subito. E’ stato impossibile non reagire e arrendersi! Anche grazie ai miei genitori, che non mi hanno fatto mancare mai niente in ambito di assistenza. La grande forza che avevo da bambina, poi, mi ha aiutata a trovare la voglia di ricominciare con una nuova vita. La maggior parte di noi atleti paralimpici è questo : la maggior parte di noi del movimento paralimpico viene fuori da incidenti fatti a 20 o 30 anni, ed è solo la forza di volontà a mandarti avanti. La vita finisce solo nel momento in cui tu gli dai l’input di finire.
Io credo che nel vostro mondo, più di quello degli atleti normodotati, ciò che vi spinge è proprio la forza di volontà. Altrimenti si fermerebbe tutto, e non si potrebbe più andare avanti …
Si : diciamo che se i normodotati cercano di migliorare loro stessi, noi cerchiamo di abbattere i muri contro le nostre disabilità e noi stessi, e soprattutto contro chi crede che sia un limite. Ma non lo è ! Bisogna vedere il tutto come un arricchimento, una cosa che può dare di più, basta solo superarla.
Mi hai detto delle cose molto importanti sul tuo lavoro, su ciò che pensi bisogna avere e su ciò che è meglio mettere da parte…
Si, quello che penso sulla mia disabilità è che io non la considero come un limite, ma un input che riesce a farmi fare le cose in maniera diversa dagli altri .
.. E si sente ! E spero di vederti presto in azione ! Grazie per averci aperto questa porta Francesca !
Grazie mille a voi che me l’avete fatta aprire !