Di Maria Anna Baro
Quando nasce una passione non si può fare altro che seguirla, cullarla, farla crescere e, se si è un regista, raccontarla agli altri. Questo è quanto succede a Massimo Saccares quando si imbatte, per caso, nel mondo del baseball per non vedenti. Due sue amiche stanno, infatti, girando un documentario sui commercianti di Roma e gli hanno chiesto un aiuto con il montaggio.
Guardando le interviste realizzate Massimo rimane colpito da un artigiano che, invece di raccontare il suo lavoro, desidera parlare per tutto il tempo della sua grande passione: il baseball per ciechi.
L’artigiano in questione è Romualdo Signori, l’allenatore degli Allblinds, la squadra romana di baseball per ipo e non vedenti che nel 2008 ha vinto la coppa Italia. Massimo se ne appassiona fin da subito e decide di seguire la squadra negli allenamenti, nel campionato e nel tentativo dei ragazzi di esportare questo sport all’estero.
Gli italiani che esportano il baseball?!? Ebbene sì, e hanno puntato dritti dritti agli U.S.A., dove esisteva solo un surrogato del baseball per non vedeneti: il beepall (ma su questo ci torneremo dopo).
Nasce quindi l’idea di un documentario che via via prende piede grazie alla volontà e alla tenacia di Massimo Saccares. Casa Base (questo il nome del documentario) è infatti per ora quasi totalmente autoprodotto, “perchè quando nasce una passione non si può aspettare che arrivino i fondi” e così il regista romano si è “bruciato tutti i risparmi” per seguire le sorti del baseball per non vedenti a Roma, Bologna, New York e Francia, insieme ai suoi collaboratori che “stanno soffrendo con me”.
Noi di storie paralimpiche abbiamo avuto la fortuna di conoscere un po’ più da vicino il mondo del baseball per non vedenti in una serata promozionale, dove erano presenti atleti non vedenti, volontari addetti ai lavori della scuola e di altre istituzioni, federazioni e società di baseball. L’evento si è tenuto nella serata di giovedì 28 luglio presso il galleggiante storico della Società Romana Nuoto 1898. L’intera serata è stata all’insegna dell’allegria, dell’ironia e di uno scopo comune: la volontà di abbattere sempre più barriere e perseguire un’integrazione a tutto tondo.
La serata è iniziata con un buffet offerto dalla Romana Nuoto durante il quale ho conosciuto Lia Signori, la figlia di Romualdo, l’allenatore, che ha raccontato quanto sia stata felice di “seguire suo padre in quest’avventura e quanto questo sport abbia riempito di positività la vita della sua famiglia”.
Dopo il buffet ci siamo spostati nella sala comune dove è stato proiettato un promo di “Casa Base”, introdotto da Massimo, che ha raccontato la sua esperienza: “questo è un lavoro bello, creativo e in questo caso ho conosciuto delle persone normali e altre speciali, ora ritengo che quelle normali siano i non vedenti che cercano sempre di superare i propri limiti; le persone speciali sono l’allenatore e tutti i vari volontari che collaborano. Questo è un documentario autoprodotto, alcune fondazoni ci hanno aiutato e ora cerchiamo di finirlo come si merita”.
E per finirlo come merita una delle idee è quella del crowfounding “dove è bello vedere non tanto i soldi che ci sono dietro, bensì le persone che desiderano partecipare ed aiutare questo progetto”.
La proiezione del promo del documentario fa subito venir voglia di conoscere meglio questa realtà, avvicinarsi a questo mondo, è come se questo sport contagiasse tutti di entusiasmo e positivà; lo si vede dagli occhi degli sportivi intervistati, degli assistenti e, non c’è bisogno di dirlo, di Romualdo Signori. Quest’ultimo racconta l’esperienze negli U.S.A., dove i nostri all’inizio hanno trovato qualche difficoltà, a volte sono stati anche derisi “gli italiani che ci vogliono insegnare il baseball“.
Eh si perchè quando Ada e Matteo, giocatori rispettivamente degli All Blinds di Roma e dei Lampi di Milano, sono approdati per la prima volta oltreoceano hanno faticato un po’ a farsi accettare. In suolo statunitense era presente il beepall, che però aveva poco a che fare con il baseball dei normodotati, ed, essendo inserito in un sistema ben collaudato, temeva una certa concorrenza. Loro, invece, c’hanno creduto, si sono “presi sul serio con ironia” e hanno insegnato il baseball agli americani, e quest’anno sono tornati accompagnati da Romualdo e da Alberto Nardecchia (assistente di gioco). Anche se Massimo ci tiene a sottolineare “sarebbe meglio dire il contrario ossia che Ada e Matteo, che parlano benissimo l’inglese, hanno accompagnato Romualdo e Alberto, che sembravano una versione moderna di Totò e Peppino a Milano!”
La serata prosegue con gli interventi di atleti non vedenti che raccontano divertenti aneddoti, come quello di Luciano Bernardini (giocatore di baseball) a cui una volta è stato chiesto “Ma voi come riconoscete i detersivi?” e lui “Ovviamente li assaggiamo!”. Segue lo scultore tattile Felice Tagliaferri che ci tiene a sottolineare ” è vero non siamo noi le perone speciali, ma coloro che ci stanno attorno, soprattutto mia moglie che per sopportare me deve avere una pazienza davvero grande”.
Purtroppo a quuesto punto per me scatta l’ora X ossia la chiusura della metro e quindi scappo a casa, felice di questa serata e piena di nuovi stimoli, non vedo l’oa di poter andare ad assistere ad una partita di baseball per non vedenti!!
Per il resto non ci resta che stare in trepidante attesa dell’uscita di “Casa Base” ed augurargli un grosso in bocca al lupo. L’uscita è prevista per l’autunno di quest’anno e “Casa base” dovrebbe essere reperibile in internet on demand, nei dvd in libreria e punta a partecipare a festival internazionali, insomma è pronto a percorrere le difficili strade del documentario!
Se invece qualcuno volesse anche collaborare/partecipare/sentirsi un po’ protagonista di questo progetto, il sito dove andare è : https://www.eppela.com/it/projects/9570-casa-base-il-film-sul-baseball-giocato-da-ciechi
MariaAnna Baro