Di Diana Pintus
El deporte es inclusivo
“Dategli retta! Lo sport è inclusivo”.
Possiamo tradurre così l’intraducibile gioco di parole che l’associazione CILSA O.N.G. por la inclusion ha scelto per la sua campagna di sensibilizzazione nella Giornata Mondiale delle persone con disabilità.
Lo sport E’ inclusivo, dunque. In sé e per sé, e non per probabilità, caso o circostanza.
Secondo Silvia Carranza, prima presidente donna nella (lunga, esiste dal 1966) storia di CILSA: “lo sport è inclusivo perché ci apriamo, smettiamo di pensare solo a noi e iniziamo a pensare collettivamente. Lasciamo stare IO e ragioniamo sul NOI. E noi vuol dire tutti, tutta la società”.
Racconta Silvia: “tutti gli anni, nella Giornata mondiale delle persone con disabilità, organizzavamo un evento (festival, manifestazioni ecc).Quest’anno, insieme all’ufficio stampa e comunicazione dell’associazione, abbiamo pensato che una campagna nelle reti sociali fosse più adeguata ai tempi”. In pochi giorni più di 200 personalità dello sport, dello spettacolo e della stampa hanno aderito, semplicemente scattando una loro foto con addosso la maglia della campagna che in poco tempo diventava poi virale su facebook e su twitter attraverso le condivisioni. “Oggi le persone non escono per strada per una causa, non hanno tempo. Una campagna sulle reti sociali è senz’altro più efficace”.
E noi di Storie Paralimpiche ci sentiamo onorati e felici di aprire così il nostro nuovo viaggio nello sport paralimpico argentino. Il secondo si prospetta ancora migliore del primo.
Cilsa è una delle organizzazioni più antiche dell’Argentina ad occuparsi di disabilità. L’anno prossimo festeggerà 50 anni, e sviluppa attualmente cinque programmi in tutto il paese: consegna di elementi ortopedici, sensibilizzazione, ricreazione e sport, borse di studio e inclusione lavorativa, il programma un bambino un futuro, che comprende 30 centri diurni disseminati in tutto il paese.
Il Programma Nazionale di Consegna di Elementi Ortopedici parte dal presupposto che è fondamentale che le persone disablili, anche nelle zone più remote e in condizioni economiche vulnerabili possano acquistare la loro autonomia. Dal 1995 sono state donate, secondo un sistema internazionale di soci finanziatori simile all’adozione dei bambini a distanza, più di 37.000 sedie a rotelle.
Dal punto di vista sportivo gli atleti di CILSA costituiscono il nucleo base delle nazionali maschili e femminili di basket in sedia a rotelle. Tutti gli atleti devono obbligatoriamente passare per le scuole di avviamento allo sport, dislocate, nel caso della provincia di Buenos Aires, su tutto il territorio, affinchè sia più facile per gli atleti raggiungere il luogo degli allenamenti. Ad esempio, ci spiega Maria Chirinos, giocatrice della nazionale e operatrice di CILSA nel Programma di Consegna di Elementi Ortopedici: “Io mi alleno con la Nazionale il martedì e il giovedì, il lunedì e il sabato mi alleno con la squadra, studio relazioni pubbliche…insomma mi devo organizzare, per riuscire a venire a lavorare, a studiare e allenarmi”. Gli allenamenti della Nazionale avvengono nel centro di riabilitazione di Ramsay, nella zona nord di Buenos Aires, ed è difficile raggiungerli per una persona in carrozzina che studia, lavora, gioca a basket e vive in periferia.
L’obiettivo della campagna DALE PELOTA! È quello di utilizzare l’occasione fornita dalla ricorrenza per sensibilizzare più persone possibili riguardo l’importanza dell’inclusione nello sport. Istituita nel 2006 dalla Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite per i diritti delle persone disabili, la Giornata Mondiale delle persone con disabllità diventa uno strumento per far conoscere l’opera di CILSA e delle altre realtà sportive presenti nel paese. La sensibilizzazione in quanto creazione di una coscienza collettiva nella comunità è un obiettivo primario del lavoro di CILSA, in quanto, ci dice Silvia: “il motivo per cui scommettiamo sulla sensibilizzazione, attraverso incontri nelle scuole primarie e secondarie, nelle università, nei club sportivi, è che in questo modo raccontiamo la storia di una persona disabile, o della disabilità, o di cosa si può fare per affrontare la disabilità. E entriamo in campo a giocare, perché chi abbiamo davanti veda coi suoi occhi”. Spiega Daniel Copa, coordinatore del programma di Consegna di Elementi Ortopedici e giocatore della Nazionale di basket: “in questi incontri proponiamo ai ragazzi una specie di gioco di ruolo, in cui devono camminare sulla sedia a ruote, oppure li bendiamo, o facciamo in modo che non sentano, perché si avvicinino di più a ciò che sente una persona disabile”. Perché, aggiunge Silvia, “abbiamo paura di ciò che non conosciamo. Sono proprio queste barriere mentali e ideologiche che attraverso il programma di sensibilizzazione cerchiamo di abbattere. Se non riusciamo a creare coscienza nelle comunità dove operiamo, tutte le altre azioni diventano impossibili e prive di senso: non ci sarebbero più consegne di sedie a rotelle perché nessuno sarebbe motivato a fare donazioni, non ci sarebbe lo sport, non ci sarebbe nulla”.
Al contrario, se teniamo sempre ben presente che, quella che abbiamo davanti è, come dice Maria, “prima di tutto una persona, con i suoi limiti, ma una persona”, d’improvviso ci renderemo conto che non è più rilevante la disabilità che porta con sé. Prendere coscienza di questo, secondo la visione di CILSA, significa anche prendere coscienza del fatto che lo sport E’ inclusivo, per essenza e non per circostanza, portatore di benessere, di relazioni, di amicizie e divertimento. E di storie. Storie di preziose differenze tra uguali, perché quando entri in campo, ripetono in coro Silvia e Maria: “la diversità scompare, e sei solo un giocatore in più”.