Diana Pintus
Quello che resta.
Ci siamo. E’ successo. La torcia si è spenta, le luci degli stadi anche. La Paralimpiade di Rio 2016 è venuta, è volata, è finita. Velocissima in migliaia di istantanee di partenze, arrivi, lanci e rimbalzi, volti, sguardi, luci, colori, ombre, delusioni, allegrie, bellezze. Persone.
Cerimonia di chiusura in musica, allo stadio Maracanã, e non poteva essere altrimenti, per una città che di musica è fatta, di musica vive, di musica respira. Ce l’ha fatta, questa città, a trasmettere la sua atmosfera al mondo intero. Attraverso il suo tifo caldo e pieno di passione ha conquistato e contagiato tutti, dagli atleti alle loro famiglie, accompagnatori, delegati, dirigenti. Lo rimarca con orgoglio, nel suo discorso, il presidente del comitato organizzatore Carlos Arthur Nuzman: “il popolo brasiliano ha mostrato responsabilità, coraggio, volontà e molta determinazione. I brasiliani non si arrendono mai. Abbiamo mostrato anche la nostra creatività e il nostro talento. Abbiamo contagiato tutti con la vostra passione. La più bella tifoseria del mondo è quella carioca”. Anche il presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, sir Philip Craven ha ringraziato i carioca e ha dichiarato: “Ho un’altra medaglia da consegnare. Il Comitato Esecutivo di IPC ha deciso all’unanimità di conferire, al popolo di Rio e del Brasile l’Ordine Paralimpico, l’onorificenza più grande che una persona o un gruppo di persone possa ricevere, per il loro incredibile sostegno ai Giochi Paralimpici di Rio 2016”.
Celebra Rio, la sua gente e la sua musica, la cerimonia di chiusura. Ed è un tributo meritato a quel connubio di amore, generosità, grinta e follia che i carioca, soprattutto in questi giorni, hanno regalato al mondo intero.
Si comincia con un debutto sulla scena mondiale importantissimo: quello dei Batuqueiros do Silencio. Un gruppo di dieci percussionisti sordi. “Perchè il mondo ha bisogno di idee folli” dice l’ideatore del progetto Mestre Batman, ideatore dell’AlfabetoMusicale Visivo e del Metronomo Visivo, strumenti attraverso cui anche persone che non sentono possono suonare e capire la musica, e battere a tempo sull’alfaia, un tamburo molto comune nel Maracatu, musica popolare tradizionale della regione di Recife e del Pernambuco, nel nord-est del Brasile.
“Io credo che il motivo principale per il quale è importante essere qui oggi – racconta Irton Silva, Mestre Batman, ideatore del progetto Som da Pele (suono sulla pelle), di cui i Batuqueiros do Silencio sono i rappresentanti, è mostrare alla comunità sorda brasiliana e del mondo intero che anche loro possono vivere e praticare la musica, e che praticare la musica migliora la loro vita. Attraverso la musica si migliora la memoria, il ragionamento, la concentrazione, la coordinazione, la percezione. Tutte cose fondamentali per lo sviluppo di una persona. Il nostro secondo obiettivo era quello di mostrare alla società in generale che si tende ad attribuire molte più limitazioni a coloro che sono nati o hanno acquisito con qualche tipo di disabilità rispetto a quante non ne abbiano in realtà. E che i limiti in realtà sono nelle orecchie di chi ascolta, e non nelle mani o nel cuore di chi suona. Se la persona sente o non sente, vede o non vede, ha le braccia o non le ha, può comunque esprimersi attraverso la musica, perchè la musica è qualcosa che parte e arriva passando direttamente dal cuore. Non è qualcosa che si muove da fuori a dentro, è qualcosa che esce da dentro, e arriva fuori”.
Musica che si vede
Continua Mestre Batman, che ha una lunga esperienza in progetti con persone che hanno qualche tipo di disabilità, fra cui bambini con sindrome de down, persone in trattamento medico-psichiatrico, ciechi, persone in carrozzina: “nell’anno 2008 ho visto un film chiamato Il resto è silenzio, di un regista brasiliano, disponibile su youtube, vi consiglio molto di vederlo! Questo film mi ha fatto vedere che esistevano persone sorde che avevano molta curiosità rispetto alle sensazioni che la musica trasmetteva a chi sentiva. Allora ho capito che avrei voluto saperne di più rispetto a questa relazione tra le persone sorde e la musica. Nel 2009 ho creato il progetto Som da Pele (suono della pelle), una serie di laboratori di sensibilizzazione musicale con bambini, giovani e adulti sordi. Nel 2010 abbiamo creato un gruppo che rappresentasse l’obiettivo del nostro progetto. Così è nato il gruppo Batuqueiros do Silencio, che si esibisce in tutto il paese. Alcuni dei suoi membri già scrivono canzoni, che sono inserite dentro al repertorio del nostro show. La cerimonia di chiusura della Paralimpiade di Rio 2016 è la prima esibizione sulla scena mondiale di questi nostri eroi”.
Secondo Mestre Batman c’è un legame molto forte tra la cultura, nello specifico la musica, e lo sport: “sono sei anni che convivo con la comunità sorda, e il loro tempo libero è totalmente impiegato nello sport: calcio, pallamano, pallavolo e molti altri. Il nostro progetto ha iniziato a ricevere inviti per partecipare a campionati sportivi per persone sorde. In questo modo attraverso lo sport abbiamo cominciato a presentare la musica ai sordi che pensavano che la musica non potesse arrivare fino a loro. Attraverso il nostro sistema loro vedono il ritmo, non possono sentire ma vedono la musica. E’ molto importante che lo sport e la cultura mantengano il loro legame, perchè sono due strumenti molto importanti per avvicinare e unire le persone”.
Linguaggi comuni
Sarà per questo che questa Paralimpiade non poteva chiudersi che così. Con una serata di cultura, di musica, di dialoghi sonori, coversazioni tra generi musicali diversi per alimentare un’energia creatrice di ritmi nuovi, di nuovi movimenti, di linguaggi comuni.
Aggiunge ancora Mestre Batman: “Non so com’è nel resto del mondo, ma in Brasile la comunità sorda è molto chiusa. Non si vedono come persone disabili, ma come persone che parlano una lingua diversa. Se vuoi parlare con loro devi imparare la loro lingua. Io quando ho cominciato questo progetto non sapevo il linguaggio dei segni e ho affrontato molte barriere. Ma ora il progetto già è conosciuto, e io credo che stia lasciando il segno nella comunità sorda brasiliana, e spero molto presto anche in altri paesi del mondo. Perchè in ogni luogo esiste la musica, in ogni luogo esistono i sordi e io credo che in ogni luogo sia necessario uno strumento per unire i sordi e la musica. La musica è una lingua universale, e tutti devono avere l’opportunità di esprimersi attraverso di essa”.
Som da pele
Questo è il messaggio che mandano al mondo i Batuqueiros do Silencio in nome del progetto Som da Pele. I contrasti, le distanze musicali che abitano il palco, su cui si passa dall’Heavy Metal alla voce tenorile di Saulo Laucas, dai nação zumbie a Vanessa da Mata, dal forrò al funky, al samba, al reggae, a Ivete Sangalo senza soluzione di continuità ci danno un promemoria di quanto sarebbe più povero il mondo se ognuno di noi non fosse tanto differente dall’altro, e avvicinano gli artisti, gli atleti, il pubblico
Mestre Batman dà la sua opinione sull’eredità che la Paralimpiade lascerà a Rio e che Rio lascerà alla Paralimpiade in previsione di Tokyo 2020“Secondo me è stato molto positivo il fatto che questo grande evento sportivo sia stato realizzato nel nostro paese. che sta passando attraverso una crisi politica molto intensa, stiamo vivendo un golpe. Il popolo brasiliano ha mostrato al mondo che sebbene si stia sentendo impotente contro l’azione dannosa di pochi politici che hanno in mano tutto il potere, ha ricevuto chi veniva da fuori con il massimo spirito di accoglienza, è riuscito a condividere momenti indimenticabili ed è riuscito a realizzare una grande festa in nome dello sport”.
Solo grazie
In questi giorni mi sono trattenuta il più possibile nei ringraziamenti. Sarebbero diventati facilmente troppi, si sarebbero persi nel mare di parole e di emozioni.
Oggi però li devo e voglio fare. Dunque grazie a chiunque in questi giorni ha contribuito al lavoro di Storie Paralimpiche, a chi l’ha sostenuto, appoggiato, amato, criticato, ignorato. A chi l’ha conosciuto per la prima volta e a chi lo ha sempre accompagnato.Faccio nomi:
Grazie a Martina Ferlisi e Marta Tofi per le traduzioni. So che è stato difficile tenere il ritmo, ma so anche che avete fatto il massimo. Grazie a Chiara Laurenzi, persona meravigliosa e collaboratrice preziosa, presente nell’assenza. Grazie a Valeria Piovesan, appoggio continuo, costante, sincero. Grazie a tutti i collaboratori momentaneamente non collaboranti: Raffaella Nucci, Francesco Carboni, Marianna Baro, Diego Moliner, Rodrigo Dutra, Sofia Corvalan.
Grazie ai partner del progetto, che nomino poco ma penso spesso: Cesc Project, Projeto Luar, Cooperativa Sociale Integrata Matrioska, Tenis Adaptado Canuelas.
Grazie a Claudio Arrigoni, che mi ha presa per mano e accompagnata in territori inesplorati.
Grazie a Cristian Roja, che, rubando parole sue, ha reso questa Paralimpiade un po’ più speciale delle altre (è vero, è la mia prima, non c’ero alle altre, ma consentitemi la licenza poetica)
Grazie a tutti, tutti, davvero tutti, gli atleti ed ex atleti : italiani, brasiliani, argentini, e del mondo intero, e specialmente a Martina Caironi, Andrea Pellegrini, Francesco Bocciardo, Lucas Araujo, Silvio Velo, Jefinho, Claudemir Santos e sicuramente mi sto dimenticando qualcuno, ma non me ne vogliate!
Grazie alle famiglie degli atleti, in particolare a Idenilza e Samuel.
Grazie ai volontari, ai lavoratori, a tutti i colleghi sparsi buena onda, a Giuseppe di Florio per la foto e non solo, ad Alfredo Accatino, a Roberto Bof e a tanti tanti altri.
Ultimo ma non ultimo, Obrigada Rio de Janeiro!
Ripeto qui il pensiero formulato ieri sera subito prima della cerimonia di chiusura, per lasciarlo a futura memoria nel caso in cui in un momento difficile dovessi dimenticarmene:
“Nella paralimpiade che si sta per chiudere lascio la voce,qualche lacrimuccia e un pezzetto di coracao. Miriadi di emozioni mi hanno attraversata in questi giorni,ho provato a racchiuderle tutte nei racconti del blog www.storieparalimpiche.com ma ce ne sono ancora tante altre da condividere con voi. Da un punto di vista personale,pero, la cosa più emozionante e stata essere nella mia Rio, sentire la musica nei vari stadi e conoscere tutte le parole delle canzoni, accompagnare i cori del pubblico fino a diventare rauca,appunto. sentirmi a casa. Non ha prezzo. Grazie mia Rio. Canto,mentre aspetto che il Maracana si accenda. Per il gran finale.”
E aggiungo solo:
Non è stato semplice raccontare la Paralimpiade di RIO 2016 sapendo che il progetto che stiamo portando avanti è destinato forse a non sopravviverle. Tanto più perché più vado avanti e più mi rendo conto che avremmo storie da raccontare fino a Tokyo 2020. Ce ne sono così tante di storie di sport, di inclusione sociale e di mondi che si incontrano, che potremmo riempire questa pagina forse per sempre. Speriamo che, se noi non dovessimo riuscirci, qualcun’altro si assumerà il compito di raccontarle. Per quanto ci riguarda il doppio impegno che ci sentiamo di prenderci oggi è quello di continuare a farlo più a lungo possibile, resistendo fino a che ne abbiamo le forze, e cercando fiduciosi finanziatori, patrocinatori, sponsor, amici, che possano subentrare a sostegno di questo progetto una volta che verrà meno, a dicembre, il finanziamento del programma Torno Subito della Regione Lazio. Sono benvenuti suggerimenti, idee e qualsiasi altro tipo di intervento o supporto.