Di Diana Pintus
Storie Paralimpiche di solito si occupa di persone. Oggi però facciamo un’eccezione, e parliamo di numeri. Contare è utile, di quando in quando. Può servire a focalizzare meglio le situazioni, per poi calarvisi, o raccontare delle persone che vi si calano dentro. Cominciamo da uno. Il conto alla rovescia
A chi non piace contare alla rovescia?
Spuntare la data dal calendario, respirare le ore che si avvicinano, una dopo l’altra, sentire crescere l’aspettativa, l’emozione, l’attesa?
È divertente, e fa sembrare il traguardo più vicino.
Il punto è scegliere qual è il traguardo. E poi basta cominciare a contare. Al contrario, da un numero arbitrario fino ad arrivare a uno.
Il conto alla rovescia di Storie Paralimpiche è cominciato dal numero 707, il 29 settembre 2014.
Fino a oggi è stato un conto silenzioso, una spunta messa ogni giorno mentalmente, un avvicinarsi continuo a una magia che avrebbe avuto inizio il 7 settembre 2016 allo Stadio Maracanã. 707 giorni dopo.
Ora ci siamo quasi, e il conto alla rovescia l’hanno iniziato tutti davvero. Perciò oggi lo facciamo anche noi, ad alta voce, puntando gli occhi su Rio de Janeiro, come tutto il resto del mondo.
Meno 29 giorni
Al 5 agosto, cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici
Meno 61 giorni
Al nostro traguardo. Cioè l’inizio delle Paralimpiadi.
Due mesi…chissà come sta Rio, viene da chiederci.
Il conto della violenza
Conoscendola bene ci aspettiamo che sia sul punto di esplodere, e le notizie che arrivano non sono certo rassicuranti.
Un articolo pubblicato il 5 luglio da BBC Brasil sottolinea come ultimamente in cittá stiano succedendo episodi di violenza per cos¡ dire…cinematografici:
“Domenica 19 giugno – si legge – circa 20 uomini armati hanno preso d’assalto un ospedale per far evadere un narcotrafficante che vi era ricoverato, piantonato dalla polizia, uccidendo 1 persona e ferendone 2. L’ospedale Souza Aguiar, proprio al centro di Rio, dovrebbe essere un punto di riferimento per i 700.000 turisti attesi in cittá durante i giochi Olimpici e Paralimpici”.
Secondo i dati divulgati a fine giugno dall’Istituto di Sicurezza Pubblica, ente dipendente dallo Stato di Rio de Janeiro, cui fa riferimento l’articolo della BBC, gli indici di criminalità sono saliti in maniera piuttosto allarmante.
Nel solo mese di maggio ci sono stati quasi 10.000 furti per strada (regolarmente denunciati alla polizia), il 43 % in più rispetto all’anno scorso.
Peraltro, secondo la BBC, neanche gli atleti paralimpici, ancor prima di entrare in campo, sono stati immuni all’aumento degli assaltos: “l’atleta paralimpica australiana Liesl Tesch ha denunciato la rapina a mano armata avvenuta il 19 giugno, mentre si trovava insieme al suo fisioterapista nella zona turistica della cittá, la Zona Sul. A maggio, tre membri della squadra spagnola di vela hanno vissuto la stessa brutta esperienza”.
Anche il numero degli omicidi all’interno del territorio dello Stato appare impressionante: 2.083 persone uccise in 5 mesi. Nello stesso periodo, nel 2015, le vittime erano state 1.833. Di meno, s¡, ma sempre tante.
La maggior parte degli omicidi, sottolinea il rapporto dell’ISP, è avvenuta non al centro della città ma nell’enorme zona metropolitana intorno a Rio. “Le aree integrate di sicurezza pubblica che presentano il maggior numero di vittime di omicidio volontario nel mese di maggio sono state l’AISP 20 (Nova Iguaçu, Mesquita e Nilopolis), la 08 (Campos dos Goytacazes, São Francisco de Itabapoana, São João da Barra e São Fidélis) e la 15 (Duque de Caxias), che hanno sommato rispettivamente 38, 29 e 29 vittime, ossia il 26,1 % del valore totale dello Stato”. Tutte e tre sono aree localizzate nella Baixada Fluminense, cioè l’area metropolitana. Fuori dal centro, lontano dagli occhi puntati del mondo, e, per la tranquillitá di tutti i giornalisti italiani che andranno alle Olimpiadi, lontano da tutti i posti che frequenteranno.
Abbiamo promesso che oggi avremmo parlato di numeri, lasciando stare le persone.
Se stessimo parlando di persone diremmo che quelle vittime noi potremmo averle incontrate in qualsiasi giorno, ed ovunque. Nei treni della Supervia che partono tutti i giorni da Central Do Brasil diretti come una ragnatela in tutta la Baixada, nelle strade di Jardim Primavera, nelle stazioni sovraffollate dove si fermano i treni che scaricano, o forse sarebbe meglio dire che vomitano, nelle ore di punta, lavoratori, studenti e pendolari di ogni tipo che fanno avanti e indietro dalla periferia al centro e ritorno.
Se stessimo parlando di persone potremmo cercare di capire nel dettaglio chi sono queste vittime, perché alcune di loro saranno senz’altro trafficanti, o criminali, o poliziotti, ma altrettante sono persone comuni che si trovavano per caso a passare nel luogo di una sparatoria, o di un assalto, o di un altro caso sfortunato. Se stessimo parlando di persone potremmo anche azzardarci a dire che una di quelle vittime potremmo tranquillamente essere noi, che quelle strade le abbiamo camminate tante volte e tante volte, anche se non avremmo voluto, ci siamo ritrovati ad avere un pizzico di paura.
Ma abbiamo promesso che oggi avremmo parlato di numeri. E quindi continuiamo con i conti.
Il conto della politica
Ormai lo stato avanzato della crisi economica e politica brasiliana è cosa nota.
A Brasilia, dove ha sede il Governo Federale, di questi tempi tutti i giorni sono giorni turbolenti.
Imputato di due processi nell’ambito dell’operazione Lava Jato, che coinvolge gran parte della classe dirigente brasiliana, e indagato in quattro inchieste del Tribunale Supremo Federale, oggi si è dimesso, dopo un lungo braccio di ferro per conservare il posto (ma, sembra, in seguito a un accordo che gli garantisca la non cessazione del mandato) il presidente della Camera Eduardo Cunha.
Intanto a Rio, a Giugno, era stato decretato lo Stato di Calamitá pubblica, cosa che di solito avviene solo in caso di disastri naturali. Per la prima volta, invece, un disastro finanziario, quello delle tasche del Governo Statale di Rio de Janeiro, è stato considerato alla stregua di un terremoto.
Tornando ai nostri conti vuol dire 2, 9 miliardi di Reais (circa 800 milioni di euro) che sono stati dati dal governo federale nuovo di zecca (guidato dal Presidente ad interim Michel Temer) per poter garantire il regolare svolgimento delle Olimpiadi.
In fin dei conti
Aspettare, e vedere cosa succederà. Non si può fare altro. Noi continuiamo a tenere gli occhi puntati su Rio de Janeiro, come tanti altri, in attesa di tornarci, e poter verificare con i nostri occhi qual è davvero lo stato delle cose. Continuando il nostro conto alla rovescia, perché crediamo fermamente che le Paralimpiadi, ma anche le Olimpiadi dopotutto, non siano solo problemi, speculazioni e furti, ma anche una possibilità di incontro e scambio tra persone, culture e mondi diversi. Un modo di arricchire la città, invece di impoverirla. Una città meravigliosa piena di persone speciali. Che giorno dopo giorno abbiamo raccontato, raccontiamo e continueremo a raccontare.