di Chiara Laurenzi
Vincenzo mi colpisce da subito per la sua umiltà e la sua estrema semplicità nel raccontare la sua storia. Napoletano, classe 1988, nella ranking per le classificazioni a Rio 2016 ci sta dentro da tempo, ma preferisce usare ancora il condizionale, perchè dice, “meglio essere superstiziosi, ancora per un altro pò ! ”
Quando è arrivato il nuoto nella tua vita ? Chi ha scelto chi ?
Ho iniziato a nuotare a sei anni, grazie ad una terapia consigliata dal dottore, e piano piano mi affascinava sempre di più. E’ durato fino ai sedici, poi smisi.. e qualche anno fa decisi di ricominciare, iniziando a farlo in maniera un pò più competitiva. E così ebbi la fortuna di trovare la mia società attuale: mi iscrissi al Caravaggio Sporting Village,un centro affiliato al CIP. Era il 2014 e da lì iniziava un nuovo percorso a livello agonistico. Anche loro notarono doti particolari, e alla prima occasione di tentare una qualifica del campionato italiano, ne approfittammo e la ottenni ! Vinsi il mio primo bronzo, e incoraggiato da tutto ciò, l’anno seguente iniziai ad affrontare le dinamiche agonistiche in maniera più coinvolgente. Fui notato dai referenti della Nazionale, ottenendo le prime convocazioni . A febbraio 2015, ottenni il record mondiale nei 200 dorso a Berlino, che mi portò dritto ai mondiali di Glasgow a luglio, dove riuscì a portare a casa un argento e due bronzi.
Che ha significato arrivare in Nazionale per te ? Come ti senti adesso ?
Sicuramente è significato arrivare ad un grande traguardo, una soddisfazione enorme, e quando arrivò a casa il kit completo, con la cuffia con su scritto il mio nome… ancora non riuscivo a crederci ! In acqua, tutto questo mi faceva sentire ancor più responsabile, e ho iniziato a dare tutto il mio meglio. Entrare in Nazionale non è stato molto difficile; difficile, è stato convincere il CT delle mie capacità ! Il lavoro “sporco” è quello che faccio tutti i giorni quando entro in vasca: a partire dal mio allenatore, alla società che punta su di me, al mio fisioterapista, la mia posturologa.. c’è un intero staff che lavora al meglio per far in modo che porti a casa risultati prestigiosi !
Arrivato fin qui, con quali occhi guardi alle Paralimpiadi ?
Ci guardo con gli occhi di un bambino a cui portano un regalo, e lui non se lo aspetta e sgrana gli occhi e trattiene il fiato, e si chiede se davvero è per lui ! Non capisco ancora bene a cosa sto per andare in contro. E’ una cosa a cui ho sempre puntato, ed esserci dentro e pensare che tra pochi mesi sarò lì.. al momento non mi ci vedo ancora ! Facciamo pensare alla testa che stiamo per affrontare qualcosa di grande e andiamo avanti così, per ora !
…quindi la qualifica è arrivata… si va ?!?
Eh… ehm.. in via ufficiosa lo dico ! I tempi per Rio li ho già ottenuti da parecchio, ma per scaramanzia… usiamo il condizionale ! Ormai lo uso per tutte le interviste !
Immaginavo di essermi persa qualche passaggio .. !!! Da perfetto napoletano che si rispetti, meglio continuare ad essere scaramantici allora !
Si, si … lo preferisco !!! Il 12 maggio rappresenterò l’Italia a Casa Italia al Villaggio Paralimpico di Roma per Rio 2016. Ma userò il condizionale anche in quella occasione !!!
E invece l’impatto con l’acqua com’è per te ? Che cosa senti quando nuoti ? Riesci a cavalcarla o è lei che ti trasporta ? Che cosa provi a livello mentale ?
Il mondo acquatico mi affascina da sempre. Ho scelto io di fare questo sport. Fin da piccolo mi alleno con i miei limiti, così come tutti i miei colleghi. Mi spingo avanti con le mie braccia e le mie gambe, così come con le mie forze.
E quando riemergi e ti accorgi del tuo traguardo, che cosa provi ?
Durante una gara, l’adrenalina è a mille : quando tocchi la piastra e ti rendi conto del risultato, lo stesso vale il doppio come gioia! Per la medaglia raggiunta e per essere stato ripagato di quel sacrificio.
Quindi per te il sacrificio, l’impegno, la concentrazione e la fatica che cosa sono ?
Soprattutto vita : lo sport a livello competitivo ti accende, ti fa sentire vivo, e non ti fa sentire la differenza che c’è tra te e quel cosiddetto normodotato. Non a caso si chiama Paralimpico, dove quel “para” sta per parallelo al mondo dei normodotati.
Prima della fatica fisica, si aziona quella mentale …
Si, tutto parte dalla mente: se si vuole intraprendere uno sport paralimpico, tutto parte dalla mente. Mi riferisco alle famiglie che si vergognano di avere un figlio disabile, che nascondono e che a loro volta fanno vergognare, non capendo che lo sport può essere una liberazione, e una salvezza. Se non si riesce ad oltrepassare questo ostacolo, si rischia di essere disabili nella mente, piuttosto che fisici . E noi disabili dovremmo evitare proprio questo !
E il futuro? Come lo vedi ? Ambizioni ?
Il futuro non so come sarà… al momento mi immergo pienamente nel nuoto ! E’ un lavoro, e quindi voglio andare avanti, superare i miei limiti, così come gli altri avversari, e dimostrare di essere una persona che si è prefissata di essere uno dei più grandi ! Sarà dura, perchè il mondo paralimpico è pieno di talenti, ma cercherò di essere uno di quelli !
..e allora in bocca al lupissimo, Vincè !
Eh ! Crepi !
Ci sono storie e persone che ti entrano dentro. Concentrati com’eravamo sulla campagna di crowdfunding, cui comunque è importante contribuire attraverso il link
https://www.indiegogo.com/projects/storie-paralimpiche/x/13556404#/
ce ne eravamo un po’ dimenticati!