Per tanti giovani italiani la notte scorsa è stata la famosa, terribile e molto cantata notte prima degli esami.
Oggi oltre 500.000 studenti sono alle prese con la prima prova, quella di italiano.
Tra di loro anche diversi atleti paralimpici. Tredici giorni fa la pluricampionessa del fioretto Bebe Vio faceva il conto alla rovescia, e nelle ultime settimane ci è capitato di disdire interviste con innumerevoli atleti che: “scusa, ci possiamo sentire a metà luglio? Sai, ho la maturità!”. A testimonianza che per lo sport paralimpico italiano si prospetta un futuro brillante, pieno di giovani che, archiviata la pratica esami, saranno pronti per continuare il loro cammino dentro e fuori lo sport, prima e dopo le Paralimpiadi di Rio, proiettati verso quelle di Tokyo 2020 e dopo chissà…magari Roma, o forse no. Si vedrà. Il futuro è ancora tutto da scrivere.
A scrivere, in questo momento, alle prese con la traccia di italiano c’è tra gli altri anche Francesca Cipelli, diciannovenne veneta, appena rientrata dai Campionati Europei di atletica di Grosseto.
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Come andrà l’esame, Francesca?
Sono molto tranquilla, perché comunque sono stata ammessa con dei voti buoni. Anche lo studio matto e disperatissimo pre-esame devo dire che non è così disperato, visto che ho studiato durante l’anno, e dunque c’è solo da ripassare quello che ho già fatto.
E gli Europei così a ridosso di un appuntamento per te così importante, come li hai vissuti?
Questi europei li aspettavo da quando avevo saputo che ci sarebbero stati, nel 2014. In primis perché erano in Italia, e quindi sapevo che ci sarebbero andati tanti di noi, e due perché in Italia l’anno della maturità va anche bene, no? Se fossero stati più lontani sarebbero stati di sicuro in forse, invece così ci tenevo particolarmente ad esserci.
Come li hai affrontati?
In realtà avevo un po’ di timore di non essere convocata perché i posti erano pochi e io non sapevo se sarei stata convocata o no, non andando a medaglie ma invece alla fine sono stata convocata e sono stata davvero felice quando questo è successo. Ho saputo della convocazione due settimane prima, e devo dire che nell’ultimo mese ho avuto un po’ di problemi ad allenarmi con regolarità, anche perché due settimane fa ero ai campionati studenteschi a Roma e non c’è stato il tempo materiale di fare un allenamento specifico per gli europei, quindi ho avuto un po’ di buchi, insomma. Però mi aspettavo che l’aria, che la gente, mi facessero entrare in questo clima europeo, e infatti è andato tutto bene. Ho fatto il personale nel lungo, pur avendo poco riscaldamento dietro e la pancia piena, quindi va bene, nei 100 ho fatto un tempo molto brutto, ma con un forte vento contro. Quello che dovevo dare l’ho dato, quindi va benissimo così, adesso lavoriamo, si lavora sempre per migliorarsi.
Che atmosfera si respirava?
A Grosseto sono andata altre 4 volte in quattro anni, e tanti volontari erano quelli che c’erano gli altri anni, quindi è stato molto bello per me rivederli. Però rispetto al solito era tutto più…grande…C’erano tanti volontari nuovi, gli spazi erano organizzati in maniera molto più sistematica, e a fine gara ci si riuniva tutti nel tendone. E questo è molto bello, anche per una che non va a medaglia come me. Ti fa sentire qualcuno, ti fa sentire parte di qualcosa, perché non è importante vincere secondo me, è importante esserci arrivati, soprattutto per me che sono una giovane, che non ho tutte queste esperienze di Nazionale, a me ha fatto molto piacere esserci.
C’è qualcuno con cui hai condiviso, in modo particolare, l’emozione di quest’esperienza?
Con mia compagna di stanza, che è del Friuli, ci siamo sentite spesso prima degli Europei, e dopo siamo stte molto vicine, molto attaccate, anche perché lei è non vedente, quindi spesso camminavamo insieme. Con tutti gli azzurri poi si è creato un ottimo clima, comunque abbiamo riso, scherzato, di tutto. Eravamo in un villaggio diverso dall’albergo dove c’erano tutte le altre nazioni, perciò questo ci ha permesso di legare molto di più tra di noi. Abbiamo passato molto spesso del tempo insieme.
C’è qualcuno all’interno della compagine azzurra da cui ti senti ispirata in modo particolare?
Io sono ispirata un po’ da tutti dentro quell’ambiente. Io traggo un qualcosa da ognuno di loro, traggo sempre quello spunto un po’ da tutti, non da qualcuno in particolare. Credo che ognuno abbia qualcosa da insegnare.
Qual è il significato, per te, di partecipare a una competizione così importante?
A me piace molto respirare questo clima. È un contesto in cui nessuno vede la sua disabilità come un limite, perché tanti hanno vinto il primo posto, tanti hanno battuto record mondiali, anche se hanno una disabilità cge sembra molto vincolante. Questo ti dà una marcia in più, ti fa dire “io non sono diversa da loro posso farcela!” è molto motivante. Io credo che le barriere della società si abbattano proprio così, e per barriere intendo quelle che hanno gli altri ma anche i disabili stessi, che stanno là senza riprendersi la propria vita. Voglio mandare un messaggio anche a loro, che è quello di non arrendersi mai perché la vita è lunga, e anche con una disabilità non bisogna mollare, bisogna fare ciò che ci piace e bisogna coltivare i propri interessi.
A me è piaciuto molto il clima che si creava in villaggio con noi che eravamo tutti là e molte volte le mie amiche e i miei amici si toglievano le gambe e le braccia perché avevano male ai monconi, e questo per noi era una cosa normale, e tra virgolette, anche per me è normale però mi fa ridere, perché solo per noi può essere normale, no, cioè, solo in un ambiente del genere può essere normale. Noi abbiamo una nostra normalità, siamo un po’ diversi, in questo senso, dagli altri. È molto bella questa cosa secondo me…
E allora, Francesca, in bocca al lupo per l’esame! E evviva la normalità, quando ci fa sentire fieri di essere differenti!!!
E in bocca al lupo a tutti gli altri atleti che affrontano l’esame di maturità in questi giorni, in particolare a Sofia Brizio.