di Chiara Laurenzi
Riesco ad intervistare Martina in un momento di pausa tra la sua vita a Bologna e la visita alla sua famiglia e i suoi amici a Bergamo, e mi sento anche di troppo in quella cornice in cui ha scelto di riposarsi e staccare per un pò dal lavoro e dalla stampa . Ed è in un freddo pomeriggio di gennaio, che ho il piacere di parlare con la campionessa dei 100 metri piani. E di umanità.
– … Sarò brevissima allora, perchè non voglio portarti via il tempo con i tuoi e perchè non voglio appesantirti di domande a cui avrai risposto mille volte ! Sappiamo bene che di te si è parlato moltissimo, e ti è stato chiesto praticamente .., tutto !! E allora vorrei chiederti altro…
– (Martina) …. Aaaah !! Bene !! Evviva !!!
Inizia così l’intervista con Martina Caironi, che oltre a divertirmi, mi ha aperto al suo mondo fatto di sacrifici, di volontà ( tantissima ), di viaggi e di amici, di costanza, e anche di spensieratezza, quella che alla sua età caratterizza una persona come lei, con la luce negli occhi per un sogno che rincorre da Londra 2012, e che verso Rio 2016 si accenderà di emozione e di infinita gioia.
– Mi racconti un pò di questo nuovo progetto in cui sei coinvolta, quello della telecamera che ti vede la protagonista della tua vita, alla fine …
– (Martina) E’ una fotocamera che funziona anche come video, e che cattura quei momenti della giornata che non tutti possono vedere, e che testimonierà anche il viaggio verso Rio, e la mia preparazione alle Paralimpiadi, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche di Martina a 360 gradi, quello che faccio, i miei interessi.. le mie passioni, la mia vita, i miei viaggi. Il film si chiama “L’Aria sul Viso”, la regia è di Simone Saponieri e la casa di produzione è Oki Doki Film . Il mio racconto personale è un valore aggiunto al del film : il regita, ingatti, ha scelto di dotarmi di una videocamera compatta, che potrò usare per raccontarmi, realizzando una sorta di video diario. E visto che c’è un motivo per cui farlo, ho accettato fin da subito, anche se all’inizio non è stato semplice. Piano piano ho familiarizzato con questo strumento e sto prendendo confidenza. Ho capito quanto è importante quello che decido io, la mia visione soggettiva e personale verso certe cose : la disabilità, il mio stile di vita, come organizzo le mie giornate, cosa riprendere insomma! .. sto imparando, dai! Ed e’ una sfida anche per me . E sono stimolata ancora di più perchè il regista è un mio ex compagno delle medie,e mi sento ancora più libera di farlo.
– Quindi che significa vincere, o perdere per te ?
– (Martina) Vincere, è quello che mi sta succedendo di più, e non è arrivare per prima ad una gara, ma una conferma continua che io stia seguendo il giusto percorso, alzando il livello. La vittoria è anche una conquista rispetto a quello che fai, è tutto collegato, anche alla tua vita, e allora riadatto tutte le cose che sto facendo. Nella pratica sportiva non puoi fare tanti giri filosofici, devi arrivare prima e basta. Nella vita, invece, ci sono tante piccole vittorie, e anche se non arrivi primo, in base a quali parametri si valuta ? Perdere è molto utile e stimolante; così come la vittoria: ti fa riflettere, e fermare a pensare al motivo per cui hai perso, e fa parte della stessa medaglia. Sia le vittorie che le sconfitte sono una parte fondamentale del mio percorso personale. In questi 4 anni sono cresciuta tantissimo: da come affrontavo prima lo sport, allo stile di vita che avevo, l’etichetta di atleta che non mi sentivo addosso… anche il fisico lo dimostrava. Adesso ho un impostazione, un’ attitudine mentale che mi sono creata col tempo. E ormai radicata, e reale, che mi fa sentire bene e dentro a quello che faccio, al punto giusto per poter continuare ad alzare questa famosa e rinomata asticella del limite che adesso è più sentita. La vittoria a Londra è stata bellissima, un’esperienza unica, ma non sono arrivata li con le stesse aspettative di un atleta che si prepara tutta la vita a quel momento: io mi allenavo solo da due anni, e non ci pensavo neanche con quell’ intensità, perchè avevo ancora altre cose da fare. Stavo sistemando la mia vita da altri punti di vista ( ero appena diventata disabile, una vita nuova per me).
Però adesso, a pensare a Rio.. penso che sarà un emozione ancora più grande, perchè più consapevole, e ci sarà più carica emotiva : al simposio, a Londra, io non piangevo, ma ridevo, perchè ero felice : quando mi vedrai piangere vorrà dire che mi avrà toccato davvero dentro nel profondo, perche non si piange cosi, per poco. E di Londra io sono riuscita a piangere dopo mesi, elaborandolo e realizzandolo dopo, nel bene e nel male, perchè ti porta ad un cambio molto brusco, per la notorietà.. Ci vuole tempo, per tutto, e in questo caso non ero molto preparata !
– E il Sud America ? Come ti rapporti a quel Mondo ?
– (Martina) A parte che ho studiato lo spagnolo, sto studiando ora il portoghese, e ho moltissimi amici sudamericani : argentini, brasiliani, guatemaltechi.. e tuttora il mio sogno è di andare a vivere a Cuba ! E sono contentissima di andare a Rio, anche perché quella brasiliana è una cultura che mi affascina: i colori, il calore, è un mondo che sento sempre più vicino a me seppur abbia ritmi molto lenti, e i miei sono sempre stati molto veloci, però si può anche imparare a godere della vita come fanno loro! E io spero di farlo mio. Un piano diabolico è quello che sto preparando con le mie amiche relativo al post-Olimpiade: partire per un lungo viaggio e una vacanza meritata in giro per tutto il Sud America ! La famosa saudade che sento, e che mi travolgerà una volta lì !
Un grazie sentito e di cuore a Martina, che con le sue parole mi ha fatto assaporare coraggio, tenacia e profonda umanità. Que te vaya bien, Martina ! Suerte !!!