di Chiara Laurenzi
.. uno di quegli incontri che ti capitano nella vita e che vorresti fare più spesso, con persone come Assunta. Una di quelle esperienze che ti rimangono impresse per la forza che lei stessa trasmette, il sorriso che contagia, la tenacia che insegna. Uno degli incontri più intensi . Una delle storie più emozionanti.
Com’è iniziato tutto? Come ti sei avvicinata allo sport, ma soprattutto all’atletica ?
Diciamo che l’atletica è stata proprio un caso : io giocavo a pallavolo a 13 anni e ho fatto un provino a Roma per entrare in una squadra, anche se i miei genitori non mi ci hanno poi mandato perchè ero troppo piccola. Poco dopo, ho partecipato alle prove dei famosi “Giochi della Gioventù” che c’erano all’epoca. Mi sono qualificata in tutte le specialità che c’erano: salti, corsa, lanci,getti ho fatto di tutto ! E un po’ grazie alla stazza, un po’ grazie allo stimolo dei professori che mi spingevano a farlo,sono arrivati i primi risultati ! Ero in seconda media, e avevo dodici anni. Pensa che alle gare comunali arrivavo sempre seconda, e venivo battuta puntualmente dalla stessa che ora fa la camionista !
E da lì sei rimasta col getto del peso ?
Si, poi i risultati ti spingono a rimanere in quella stessa disciplina.
E ti piaceva ?
Per niente ! Mi piaceva il lancio del giavellotto.. ma preferivo lo sport di squadra, rimpiangendo la pallavolo. E ripeto, sono i risultati che alla fine determinano la tua carriera, e che tu rimanga in una disciplina specifica. Nel 2000, mi sono spostata ad Ascoli Piceno, raggiungendo i migliori risultati con l’allenatore Nicola Selvaggi. E dopo quasi 14 anni, mi sono spostata in un’altra città dopo l’incidente, dando del tutto una svolta alla mia vita, e rimanendo con lo stesso sport !
Comunque, il fatto di rimanerci e continuare, dopo tutto quello che è successo, è stato spontaneo o voluto ?
No, mi hanno dovuto corteggiare un bel po’ : in quel periodo, avevo mia madre ammalata di cancro, che mi ha spinta moltissimo a rimanere e a continuare a fare quello che mi piaceva. Ho sperato che per le Paralimpiadi di Londra ci fosse stata, ma purtroppo se n’è andata prima. E diciamo che poi ho gareggiato soprattutto per lei. Avevo una forza maggiore,anche se dentro ero mezza morta ! Ritrovarsi totalmente non vedente, e perdere una madre allo stesso momento, è stata dura… in tanti sarebbero crollati ! Diciamo che, caratterialmente, gli psicologi sportivi con me non vanno molto d’accordo ! Non capiscono da dove tiro fuori certe cose ! Pensa che ogni volta che mi sono infortunata, sono tornata più forte di prima ! Come i super sayan ! Per fortuna, nonostante i momenti difficili, ho sempre riso alla vita !
Che cosa è cambiato negli anni per te ? Di cosa senti più il bisogno come atleta rispetto all’inizio ?
.. che mi alleno di meno ! In tanti me lo rinfacciano, sostenendo che avrei potuto fare di più e arrivare a livelli più alti. Ma io ho sempre ascoltato il mio corpo, e sono sempre stata una che anche arrivando al limite delle forze, ho sempre fatto di meno, portandomi però ad una longevità maggiore : se sono riuscita, con pochi allenamenti, dopo esser diventata non vedente, a rifare solo quasi un metro e mezzo meno di quanto facevo da vedente, è perchè comunque ho ottenuto integro il mio corpo da infortuni stupidi o da stress vari. Inoltre, dopo venticinque anni, la colonna vertebrale ne risente, e non è vero che lo sport fa bene alla salute .. o almeno quello agonistico. Però quella è stata la mia fortuna ! Secondo me è solo questione di testa : ci sono atlete che si allenano dodici volte a settimana, e magari io con tre o quattro allenamenti ho quasi gli stessi risultati . E non so da cosa dipende ! Ma non è questione di perdita o di battere qualcuno !
E allora che deve avere mentalmente un atleta, per te ?
Secondo me, deve divertirsi : dire di aver fatto tanti sacrifici per esser arrivato ad un livello massimo, non serve a niente ! Per me i sacrifici sono le costrizioni o fare qualcosa per forza!
E dopo Londra, che cosa è cambiato per te ?
Niente : semplicemente è ricominciata la vita che facevo prima, molto più blanda, più easy. Meno gare, preparazione migliore per gli appuntamenti annuali, allenamenti meno stressanti. Per noi, rispetto agli atleti normodotati, gli appuntamenti sono molti meno ( uno o due ). Loro fanno dieci , venti gare l’anno.
Quindi andrai a Grosseto Indoor quest’anno ?
Certo ! A giugno sarò lì !
E Rio ? Come lo vivi ?
..che se arriva, arriva ! Vivo alla giornata, e se dovesse arrivare, ben venga !
E la fatica, che cos’è per te ?
Più che fisica, a volte è mentale. Perche sei portata a dimostrare, e le persone si aspettano molto da te. Ad ottobre scorso, sono partita per Doha con la schiena a pezzi, ed ero sulla sedia a rotelle. E stare lì undici giorni, con dolori fortissimi… anche quella è fatica mentale. Una volta che fai di tutto per gareggiare, devi dimostrare che ne è valsa la pena. Da un anno intero soffro di un’ernia al disco che mi fa impazzire, e ormai vivo con una spada di damocle sulla testa : i dischi vertebrali sono ormai consumati da anni, facendo sport da quasi 25. E anche questa è fatica per me !
E le vittorie e le sconfitte, come le affronti ?
Da quando non vedo, sconfitte vere e proprie non le ho ancora vissute, e forse mi roderebbe ancora di più. Prima, quando ci vedevo, mi rodeva, ma sapevo che le sconfitte che arrivavano, c’erano perchè c’era qualcuno più forte di me, e non sempre si può vincere. Però sono una che dopo una sconfitta ha imparato una lezione, e alla seconda o terza volta, ti batte !
Quindi, sai sempre valutare cosa ti è mancato, cosa ti servirà e di cosa hai bisogno …
Si, anche se ogni volta che perdo mi rode abbastanza ..
E qualche sogno, o ambizione futura ?
No, non più.. va bene quello che viene, non ho più l’età per vivere chissà quali aspirazioni: adesso vivo alla giornata, al momento.. mi alleno per l’appuntamento dell’anno. Magari l’aspirazione è quella di continuare il più possibile, perchè fin quando non trovi una che ti batte, anche a livello internazionale, perchè non continuare ? Io mi sono posta come obiettivo il 2024, se a Roma ci saranno le Paralimpiadi. E l’obiettivo per quest’anno è provare a vedere se riusciamo a prendere una medaglia per il lancio del disco, anche se è più difficile, perchè non ho una stabilità. Andare a Rio, e fare 35 o 36 metri, se non di più, mi permetterebbe di prendere una seconda medaglia…
..e allora in bocca al lupissimo, Assunta !
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