di Chiara Laurenzi
Ventiquattro anni compiuti ieri, Cecilia Camellini, campionessa nello stile libero e nel dorso, si prepara a rivivere le emozioni che solo una Paralimpiade riesce a dare. E tra allenamenti ed esami universitari da terminare entro giugno, costruisce pian piano quelle che sono le ambizioni di una futura psicologa …
Com’è iniziato tutto, Cecilia ?
Ho cominciato a nuotare a tre anni con le paperelle ! Ho capito subito che era una bella cosa ! Non ho mai pensato che sarei diventata una sirena, nemmeno dopo .. ! A dieci anni ho iniziato con l’agonismo serio, perchè prima non ho trovato nessuna società che riuscisse a gestire i non vedenti. Poi, per fortuna, piano piano e facendo cinque allenamenti a settimana, nel 2007 mi è arrivata la lettera della Nazionale che diceva di avermi presa in considerazione ! Ho pensato : “ che cavolo vuol dire ??!! Aiuto !!! “. Certo, i risultati c’erano, ma ero contenta già così ! E dal 2007 ho iniziato a fare le gare all’estero, iniziando proprio dal mondiale a S. Paolo ! L’anno successivo sono riuscita ad andare a Pechino : ero in secondo superiore, e quella è stata l’Olimpiade che ho sognato di più ! Emotivamente parlando, quella è stata la più indimenticabile, coi fuochi artificiali in tutti i sensi ! Sportivamente parlando, invece, gli ori sono arrivati a Londra, ed è stata l’occasione in cui mi sono sorpresa da sola ! Quest’anno sarà la terza Olimpiade : fino allo scorso anno, mi sono dovuta dividere tra lo studio ( sono prossima alla laurea in Psicologia) e gli allenamenti, e ora non so in che forma ci arriverò a Rio ! Ovviamente, l’esperienza alle spalle aiuta tantissimo : ci sono delle avversarie giovanissime che essendo alle prime armi, hanno energie da vendere, e stanno volando ! Quindi quello che sarà, sarà !
E ad oggi, ripensando a Londra 2012, quali sono i tuoi ricordi rispetto a quello che è successo ?
Dopo quattro anni, quando lo racconto, sembro esser tornata proprio l’altro giorno ! Al di là della medaglia, che è una cosa a parte (e che ti porti dietro tutta la vita come soddisfazione personale), l’olimpiade in sé è rendersi conto che ci sono anch’io lì ! Conosci tante persone, e scopri che ci sono tanti modi di intendere la disabilità, tante filosofie diverse, è un livello così altro.. e non senti la competizione con l’avversario, perchè ognuno vuole vivere un’esperienza unica, e ti accontenti di esserci solo riportando a casa un’avventura ! Anche per quanto riguarda l’organizzazione, ognuno si impegna a farti vivere un’esperienza meravigliosa ! A parte la cerimonia di apertura, ti fanno entrare in un mondo a parte, e quando devi fare la valigia, non vuoi più tornare a casa ! .. E devi aspettare altri quattro anni !
E infatti .. Rio 2016 come lo affronti mentalmente adesso ?
Ecco appunto: ho scoperto perchè devono passare quattro anni : perchè devi riprenderti !!! Diciamo che sono esperienze così grandi e che vanno metabolizzate piano piano ! Ogni nazione ha il suo modo di vedere le cose, presentarle e farle vivere : essendo la terza esperienza, andrò a caccia dell’emozione godendomela sotto tutti i punti di vista ! Forse non me ne rendo ancora conto.. tutte le volte per me, non è come ricominciare da capo.. ma dopo dieci anni comincia ad esser dura, fisicamente e mentalmente !
Che succede quando sei in acqua ? Che cosa senti ? Di cosa senti avere il bisogno?
Sono sensazioni particolari, perchè ogni sport lo scegli a pelle. Ho provato a fare altri sport, ma niente da fare : quando sono in acqua, è come se mi trovassi in una seconda casa ! Non ho le branchie, ma ho pensato di farmele installare prima o poi ! Quando sono in allenamento e non faccio fatica, in acqua riesco a pensare praticamente a tutto : io e l’acqua ci raccontiamo qualsiasi cosa! Durante le gare, invece, sento di esprimere tutto quello che ho, e anche comunicare qualcosa in più : penso alle persone che sono in tribuna e fanno il tifo, che riescono a darti la carica, e allora mi dò una spinta in più. Sono momenti in cui esprimi il massimo della forma ! Quasi fossero momenti mezzi soprannaturali ! Forse sono quelli i momenti che l’atleta cerca ogni volta di raggiungere, e che creano un po’ di dipendenza !!
E quando sali su, e ti accorgi del tuo risultato, che cosa provi ?
Sono due i momenti in cui ci si rende conto di cosa si è combinato : primo, quando si arriva in fondo alla vasca, nel momento in cui la gara finisce, e in cui ti dicono la posizione e il tempo effettuato : lì sei talmente stordito e impegnato a riprendere fiato che si, sei contento, ma devi subito fare mente locale perchè la consapevolezza non è totale ! E secondo, sul podio. Io faccio fatica a piangere anche con i film, i libri .. ma a Londra ho pianto come una bambina : appena è partito l’inno d’Italia, ho sciolto tutto, e alla fine non è venuta nemmeno una foto decente !! Non sapevo come fermarmi ! Sono emozioni così grandi che fai fatica a crederci !La sera, a cena, mettevo le mani dentro le tasche per toccare gli ori, perchè non ci credevo ancora ! Avevo paura che il giorno dopo qualcuno venisse a dirmi che era stato uno scherzetto ! Sono consapevolezze che arrivano pian piano … dei momenti strani !!
E come le affronti le vittorie e le sconfitte ?
Le vittorie sono le più affrontabili ! Ma come ci si gusta davvero una vittoria ? Quando prima arrivano anche le sconfitte! E’ bello vincere, ma se arrivano solo le vittorie.. non è costruttivo ! Te la godresti meno, e la sconfitta deriva anche da un tuo errore. Ci sono dei momenti in cui bisogna riflettere su com’è andata, su cosa è mancato e su quello che servirà la prossima volta. E’ logico che all’inizio ti viene voglia di mandare tutti a quel paese, in cui seguono due/tre giorni di depressione in cui vorresti darti all’ippica ! Ma se è amore vero, torna ! Sono momenti in cui anche se ti butti giù, servono a rialzarsi, e nonostante tutto, ogni cosa serve. Secondo me, bisogna soffrirsela ‘sta medaglia, se no, non arriva !
Allora sei un po’ consapevole che le sconfitte servono ..
Diciamo che uno vorrebbe viverle il meno possibile.. non ho visto mai nessun atleta che va a cercarsele apposta ! Ma se si passano dei momenti down, c’è la possibilità di riflettere meglio sul proprio sé, raggiungendo dei livelli di consapevolezza e di umanità incredibili : è tanto bello dire “sono forte” dopo una vittoria, ma ancora più bello è dirlo dopo una sconfitta ! E’ lì che bisogna tirar fuori la resilienza, e la fantasia nel trovare le risorse, cercando nella creatività personale una forza generale, quasi ad inventarsi cose nuove !
I sogni futuri, le ambizioni …
Intanto arriviamo a settembre, a Rio.. che finalmente è diventato concreto ! Poi ci sarà la laurea, finalmente ! E poi mi piacerebbe rimanere in ambito sportivo : come psicologa mi auguro di rimanere nel campo, e lasciarmi ispirare da qualcosa di nuovo ! La psicologia dello sport, ad esempio, è molto utile : non tutti gli atleti ne hanno bisogno, ma sia per motivare le squadre che a livello individuale, qualcosa si può fare. Penso al nuoto, perchè spesso ritrovarsi a fare sport da soli quando non si sta bene con se stessi…non è il massimo. Perchè una mente che funziona bene, dà al corpo tantissimo; una che funziona male, pesa moltissimo ! Non sarebbe male come idea …
..e allora in bocca al lupissimo per tutto, Cecilia !
Foto : www.facebook.it , www.ceciliacamellini.it