Petrucio Ferreira do Santos, 19 anni, cresciuto a São José Do Brejo Do Cruz, un paesino di 2000 abitanti nello stato del Paraiba, nel Nordest del Brasile, è una promessa, ha diversi sogni e 2 idoli.
Nascita di una promessa
Recordista mondiale nei 200 m, fino a due anni fa l’atletica non passava neanche per la testa a Petrucio: “io ho iniziato a praticare sport paralimpici attraverso il calcio. Come tutti i giovani del mio paese giocavo a calcio, e fin da bambino avevo il sogno di giocare in Nazionale. Un giorno sono andato a giocare una partita di calcio in una città vicina, e c’erano anche atleti disabili. Un allenatore presente ha visto che a me mancava un braccio, ha parlato con il mio professore e gli ha chiesto se per caso io non avessi curiosità di provare l’atletica paralimpica. A sua volta il mio professore l’ha chiesto a me e io ho accettato subito, anzi, ho anche scherzato: voglio scommettere che batto tutti nella corsa!”.
La miccia è accesa, e nel 2013 Petrucio partecipa a una tappa del circuito regionale delle Paralimpiadi Scolastiche nella capitale dello stato, Joao Pessoa. Dopodichè viene la tappa nazionale, a novembre dello stesso anno, a Sao Paulo: “già in questa occasione avevo fatto un buon tempo nei cento metri, e l’anno dopo è arrivata la convocazione per la Nazionale”. Giovanissimo e velocissimo, Petrucio è considerato l’atleta del futuro.
Il merito di averlo fatto appassionare all’atletica, Petrucio, lo dà tutto al suo allenatore, Joao Pedro. Al signor Paulo Americo e alla sua famiglia deve invece la possibilità concreta di trasferirsi a Joao Pessoa e avere un posto dove stare: “avevo bisogno di una casa dove abitare a Joao Pessoa, perché potessi allenarmi, e grazie alla loro disponibilità è stato sicuramente più semplice. Prima non mi allenavo regolarmente, adesso mi alleno mattina, pomeriggio e sera dal lunedì al sabato.”
Un ritmo molto intenso, con l’obiettivo di dare il massimo, sempre: “la mia missione è quella di rappresentare al meglio il nostro Brasile. E ovviamente quest’anno fare il tempo migliore alle Paralimpiadi di Rio”. E la felicità: “oggi sono molto felice grazie all’atletica, e fra l’altro grazie allo sport riesco a mantenermi e ad aiutare i miei genitori. Misuro il mio sorriso nell’allegria della mia famiglia”. Ed è un sorriso che riusciamo a sentire anche noi, quello di Petrucio, mentre ci racconta del “suo” Sertao, della sua terra: “è il posto più caldo di tutto il Brasile, e quello dove l’acqua è più scarsa. Le persone vivono per lo più di agricoltura e allevamento. Io ho perso il braccio quando avevo due anni. Ero al lavoro con mio padre, ovviamente non stavo lavorando, ma ero lì, in qualche modo già osservatore di quello che lui faceva per mantenere la famiglia. A quei tempi macinava il fieno da dare da mangiare alle vacche. Io ho voluto imitarlo, in un momento in cui lui era distratto, e ho messo la mano”.
La valigia dei sogni
“Un sogno che ho sempre avuto, ne avevo parlato anche a mia mamma quando ero più piccolo, verso i 12 anni, e lei mi ha detto…figlio mio, questo non succederà mai, e grazie a Dio attraverso lo sport sta succedendo…era quello di conoscere il mondo, aprirmi a nuove persone, fare nuove amicizie”.
Cile, Francia ,Canada, Qatar, alcuni esempi di dove l’atletica ha portato Petrucio fino ad ora. Francia e Canada i suoi preferiti, e una sorpresa: “il Qatar mi ha ricordato un po’ il mio sertao, perché è caldo allo stesso modo”. Purtroppo però, Petrucio non ha partecipato ai mondiali di Doha del 2015, perché due giorni prima dell’inizio delle competizioni si è infortunato: “onestamente è stato un po’ complicato essere lì e rimanere fuori dai giochi. Ci sono rimasto anche un po’ male…immaginati cosa significa essere a un Campionato del Mondo e non poter gareggiare, quando potresti essere lì, sul gradino più alto del podio, e sentir suonare l’inno nazionale brasiliano”.
Ecco che ritorna l’altro sogno di Petrucio, quello di rappresentare al meglio il suo paese. Lo sport gli dà la possibilità di realizzare tutti i suoi sogni: “quello che vorrei è avere una buona carriera, farmi conoscere a livello mondiale attraverso lo sport, e attraverso lo sport trasmettere allegria e salute”.
Idoli e allegria
Un’allegria che si contagia dentro e fuori pista, grazie alle ottime relazioni che Petrucio sta costruendo con i suoi compagni di squadra: “è un fattore che mi aiuta molto, perché il fatto di essere amici, ridere e scherzare insieme aiuta a stemperare la tensione, ad alleggerire il peso e a rilassarsi”. Un’allegria che si rinnova per tutto il tempo che Petrucio passa insieme alla sua famiglia, tempo prezioso e a cui tiene moltissimo.
“c’era un’altra cosa che mi piaceva molto….ma che ora non posso più fare”.
Ce la puoi dire?
“andare in moto, fare sentieri in moto. Era un hobby, un modo di passare tempo con gli amici, ma una volta che ho cominciato a correre da professionista il rischio di farmi male è diventato troppo grande. Il gioco non vale la candela, e quindi non lo faccio più”.
Ci conquista, l’allegria di Petrucio, una promessa, un ragazzo pieno di sogni e con due idoli: uno sportivo e uno oltre lo sport.
“Il mio idolo non sportivo è mio padre. Quello sportivo è Usain Bolt. Lo ammiro molto, e mi piace pensare che tra me e lui vi siano delle somiglianze: anche lui si è infortunato subito prima del mondiale mentre correva i 100 metri. Mio padre per me è un idolo per il modo in cui ha sempre combattuto per tirare su me e mia sorella. La sua vita è sempre stata faticosa, il posto da cui veniamo non è semplice, e il lavoro nei campi è molto pesante. Lo ammiro moltissimo”.
https://www.indiegogo.com/projects/storie-paralimpiche/x/13556404
Ciascun atleta non è solo un atleta in più, ma un intero edificio. Di storie, di umanità, di vita. Grazie a Petrucio per averci aperto la sua porta!