Quando incontro Francesco al telefono, gli racconto in cosa consiste il blog, di cosa ci occupiamo e verso cosa Storie Paralimpiche è proiettato. E poi tocca a lui raccontare come, da dove è partito, e come è iniziato tutto. E con la grande umiltà che lo caratterizza, lo fa così :
“.. Io adesso ho 27 anni e sono di Padova, e ho iniziato a nuotare quando avevo tre anni, grazie ai miei genitori che mi hanno portato in piscina. Avevo una malattia genetica, una neuropatia che ha iniziato a manifestarsi all’età di due anni. Quindi, come una terapia alla mia malattia, ho incominciato coi corsi di scuola nuoto, niente di particolare… ed è durata fino ai 12-13 anni, ovvero fino a quando non mi sono stancato, perchè andavo ad una velocità minore dei miei coetanei, rimanendo nelle corsie laterali con i bambini piu piccoli di me. Ho deciso così di smettere, stando fermo un paio d’anni, e nel 2004, quando avevo 15 anni, sono venuto a conoscenza della Aspea Padova, la società per cui nuoto tutt’ora, e che è una Polisportiva che organizzava nuoto a livello agonistico per persone con disabilità. Ho partecipato alle mie prime gare, sia a livello regionale che nazionale, e anno dopo anno, avendo una buona base alle spalle, miglioravo i miei tempi, incrementando anche il numero di allenamenti. Questo fino al 2009, quando c’è stata la mia prima convocazione in Nazionale, in cui ho avuto l’opportunità di partecipare agli Europei in Islanda. E lì è cambiato tutto: per essere ad alti livelli, non bastava la preparazione che avevo, autodidatta e molto spesso per conto mio, non curata nei minimi dettagli.. E così, tornato a casa, ho iniziato una preparazione diversa, pianificata, e attraverso delle riprese subacquee, ho curato tutto molto di più, studiando la mia nuotata. E l’anno successivo, nel 2010, prendendo spunti da un corso che stavo seguendo all’università ( mi ero iscritto ad Ingegneria Meccanica), ho cercato di apportare delle modifiche al mio stile di nuotata: io nuoto a dorso, con la bracciata doppia, e non avendo molto controllo delle gambe, queste vanno per conto loro: e allora ho semplicemente provato ad incrociare le ginocchia, e questo ha incrementato di parecchio le mie prestazioni. Tant’è che nel 2010 sono stato convocato per i mondiali di Eindhoven, dove ho vinto la medaglia di bronzo nei 200 stile libero, e quella è stata un pò la rampa di lancio per gli anni successivi. L’anno dopo, ho confermato il bronzo agli Europei di Berlino, e poi sono stato convocato nella delegazione italiana per le Paralimpiadi di Londra, dove ho partecipato a 4 gare e ho fatto un quinto e un settimo posto, quindi ho raggiunto due finali. Nel 2013 ho partecipato ai mondiali di Montreal, e due mesi dopo ho conseguito la laurea triennale, iscrivendomi subito dopo a quella magistrale, che per fare al meglio cercando di arrivare il più libero possibile a Rio, ho dovuto rinunciare un pò all’attività agonistica di alto livello, che mi ha permesso di portarmi avanti con gli esami. Tutto questo, per arrivare a settembre dell’anno scorso che avevo solo la tesi da fare, raggiungendo l’obiettivo di arrivare a Rio con la parentesi università chiusa. Contestualmente, ho ripreso ad allenarmi ancora di più rispetto a quello che facevo gli anni prima di Londra, e tra gare internazionali varie, dopo la visita consueta dove sono stato inquadrato S-1 rispetto alla gravità della mia disabilità ( in classifica, la categoria più grave), a maggio dello stesso anno ho partecipato agli Europei in Portogallo, facendo i miei migliori personali, e migliorando i tempi fatti a Londra. A luglio, ho discusso la tesi, e a settembre, Rio mi ha portato due argenti, nei 50 e nei 100 dorso. Questa è brevemente la mia storia”.
E riparto dall’inizio… ho 27 anni !! …Complimenti Francesco ! Soprattutto per esser riuscito a separare le due attività, cosa per niente facile da fare ..
Grazie… Le settimane prima della discussione della tesi, ho dovuto un pò rallentare con gli allenamenti.. E lì mi è venuto qualche rimorso.. ma poi è andata bene, altrimenti non ce l’avrei fatta a laurearmi.
Mi ha molto incuriosito il tema che hai sviluppato nella tua tesi, relativo al rugby in carrozzina..
L’ultimo semestre all’università, ho seguito un corso di Ingegneria per lo sport e riabilitazione con un professore molto in gamba, che mi ha catturato subito per come aveva impostato le lezioni, con progetti pratici di gruppo da elaborare, invece dei soliti esami teorici.. così, dopo uno studio su una carrozzina che era lì in laboratorio, ho deciso di portare avanti l’aspetto legato al telaio di una carrozzina che usano per giocare a rugby, analizzandola nella prima fase per poi modificare qualcosa e apportare qualche cambiamento. Adesso che mi sono laureato, mi hanno assegnato una borsa di studio per proseguire il lavoro in questione che terminerà tra qualche anno.
E tornando alla tua disciplina.. come stai vivendo il post Rio ?
In verità, in questo periodo sono molto impegnato a raccontare la mia testimonianza e la mia storia tra appuntamenti in varie parrocchie che mi invitano, e anche per questo Rio è ancora vivo e forte come ricordo dovendolo rivivere ogni giorno… Tra un anno preciso, ci saranno i mondiali a Città del Messico. Ho deciso di andare avanti anno dopo anno per vedere sia a livello di prestazioni, sia a livello lavorativo, come va. La borsa di studio all’università mi permette di avere degli orari che mi rendono libero e in grado di muovermi con gli allenamenti e l’attività di alto livello agonistico. Tokyo sarebbe interessantissimo raggiungerlo, sono comunque molto curioso di poter partecipare anche a quella Paralimpiade, avendone fatte altre due.. Diciamo che devo ancora smaltire Rio per pensare a Tokyo ! Per riprendersi dopo un’avventura così, diciamo che ci vorrà un pò di tempo ancora .. !
.. allora grazie infinite per il tempo che ci hai concesso, Francesco ! E in bocca al lupissimo, per tutto !!
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