di Chiara Laurenzi
Cristian Roja dal 2004 è dentro il meccanismo dell’arbitraggio internazionale. Da Pechino a Londra, la prossima sarà Rio. La carica, l’ambizione e la passione di un professionista che rappresenterà il tricolore a Rio2016.
E’ iniziato tutto…..
..iniziando a giocare a sei anni col basket in piedi. A 18,mio padre mi consigliò di guardare lo sport con altri occhi e sotto un altro punto di vista : ho provato a far l’arbitro, e un giorno, un collega friulano mi ha consigliato di prendere l’abilitazione anche per arbitrare il basket in carrozzina. Era il 1998, e da lì poi nel 2004, mi hanno proposto di fare l’esame per diventare arbitro internazionale; ed è partito poi tutto, raggiungendo ottimi livelli. La più grande soddisfazione è stata Pechino,nel 2008, ovvero la prima occasione inaspettata ed emozionante, e a livello mediatico grandiosa, solo per la localizzazione. E ho finito per arbitrare la medaglia di bronzo femminile. Poi i mondiali a Birmingham, sia maschili che femminili. Parigi nel 2009 con i Mondiali Under 23 con ragazzi/e provenienti da tutto il mondo.. e nel 2012 le Paralimpiadi a Londra, dove ho avuto la fortuna di arbitrare la medaglia d’oro maschile, con sedicimila persone.. diciamo più che emozionante come cosa !
E quando tuo padre ti ha detto di guardare lo sport sotto un’altro punto di vista, tu come l’hai guardato ?
Guardando altre figure che avevano a che fare con lo sport : o l’arbitro, o il giocatore o l’allenatore. Ho fatto tutti e tre quando avevo 17 anni, trascurando la scuola ( la quarta cosa era impossibile !).. ma ho continuato a giocare ed arbitrare. In qualche modo era una questione d’indipendenza in un’età scolastica, e mi faceva anche comodo …
E dopo tutto questo percorso, sono diventato anche istruttore internazionale di arbitri in carrozzina : è sempre un modo di guardare la stessa attività sotto altri punti di vista. Una sorta di catena di montaggio, che lo sport ti concede grazie alla sua versatilità, rimanendo nell’ambito che ormai è diventato tuo, attraverso tante sfumature… Si è aperto un altro mondo, che mi permette di viaggiare, soprattutto ! Giochi Panamericani, Paralimpiadi, Mondiali, Europei…. Poi la Colombia, con i giochi di basket in carrozzina, maschile e femminile come arbitro di scambio tra zone..
Come ti relazioni sul campo con gli atleti ?
..In inglese !!! Diciamo che la lingua è fondamentale, e quella ufficiale è proprio questa ! Le relazioni sono ..normali ! Loro sono atleti e noi siamo arbitri. La cosa che ho imparato di più, è un rispetto reciproco, dettato soprattutto dal tratto umano. La peggior cosa che si può fare è compatirli, trattarli in maniera diversa solo perchè si arrivi a pensare che vanno tutelati da qualcosa. Sono atleti, con pregi e difetti, che vanno trattati come tutti. Le dinamiche interpersonali non si modificano, indipendentemente da chi hai difronte. Trattarli in maniera diversa significa far subire l’handicap due volte. E’ innegabile che il primo impatto è difficile : suoni, rumori, le carrozzine che si scontrano tra di loro, le cadute… ma è come tutte le cose: una volta che le conosci, rientrano nella normalità, e nella professione. Loro devono rispettare le regole, tutto il resto viene dalle relazioni che s’instaurano.
E per Rio ? Come ti stai preparando ?
Il basket in carrozzina negli ultimi anni è diventato sempre più veloce. L’arbitro deve adeguarsi, e naturalmente mi sto allenando moltissimo, tenendomi in forma ! E’ una preparazione fatta anche con la visione dei video, delle partite, che ti aiutano a carburare per entrare nell’atmosfera giusta !
..buon viaggio, Cristian ! E buona Rio 2016 !!!
Ci sono storie e persone che ti entrano dentro. Concentrati com’eravamo sulla campagna di crowdfunding, cui comunque è importante contribuire attraverso il link
https://www.indiegogo.com/projects/storie-paralimpiche/x/13556404#/
ce ne eravamo un po’ dimenticati!
grazie Cristian per avercelo ricordato!