di Chiara Laurenzi
Giovanissimo, senese e da tutta la vita tira di scherma: Matteo Betti ci racconta gli inizi, il bronzo nella scherma a Londra 2012 e l’attesa per le qualificazioni di Rio 2016 …
Mancano ancora la gara di Coppa del mondo di fine aprile e gli Europei in Italia per stabilire la tanto attesa qualifica per le prossime Paralimpiadi. Maggio è il mese che determinerà la certezza per la partecipazione di Matteo a Rio, che attualmente è in corsa per tre discipline.Per la spada è abbastanza tranquillo, dice; per il fioretto, che coinvolge la prova individuale e a squadre, ancora non c’è niente di certo. E saranno queste ultime due gare ad essere determinanti.
Come ti senti, Matteo ?
Io bene,bene ! In questi mesi mi sono dedicato totalmente all’allenamento, che mi ha fatto entrare nella dimensione più tranquilla, facendomi lavorare più tempo e sicuramente meglio, in tutti i sensi. La campagna con cui si è concretizzato l’aiuto, grazie alla sensibilità della città di Siena, ha fatto in modo che le cose andassero nel verso giusto fin’ora, per quanto riguarda l’agonistica ! E dopodichè, Rio si potrà guardare con un altro occhio, perchè tutto sommato andremo a difendere una medaglia presa a Londra, e non mi potrò accontentare solo della mia partecipazione, perchè altrimenti non avrei nemmeno cominciato la qualifica per Rio, ecco.
Come è iniziato tutto, Matteo ? Quando è arrivata la scherma nella tua vita ?
Parallelamente alla scuola elementare: avevo sei anni, e fino ai diciotto ho fatto scherma in piedi senza conoscere assolutamente la scherma in carrozzina. A diciannove anni, dopo le Paralimpiadi di Atene, mi è stato proposto di provare a sedermi in carrozzina, e da lì iniziò tutto: vinsi subito nel 2005 a Palermo, e poi agli Europei Assoluti qualche mese più tardi, fino ad arrivare nel gruppo della Nazionale, e non ne sono più uscito! Se dai sei ai diciotto ho fatto scherma per passione, dai diciannove ho cambiato registro e ho cominciato a farla per raggiungere degli obiettivi importanti, e fortunatamente impegnandoci, fin’ora siamo arrivati a buoni risultati !
Ma come mai poprio la scherma ?
Ho fatto tanta ginnastica di riabiltazione fin da piccino perchè ne avevo bisogno; mi proposero tanti sport, ma a cinque anni si preferiscono o i palloni o le spade: io ero sicuramente per le spade! Ho sentito da subito un’affinità con la disciplina e l’ho fatta mia !
E quando sei in campo, in che modo fatichi ? Che cos’è per te la fatica ?
Fare sacrifici pur sapendo di raggiungere un grande risultato, o la possibilità di ottenerlo. Ma non è solo fisico: in particolare, nello sport per disabili di alto livello, ci si sacrifica per tanto tempo, dividendosi tra l’allenamento e il lavoro, e pur sapendo che all’estero, i nostri colleghi sono tutti professionisti. Faticare è riuscire a superare anche questo ostacolo, e dire :”ok, non me ne importa niente, ci devo riuscire ugualmente, anche se so che loro sono professionisti, e io invece no”.
Quindi mentalmente, secondo te, oltre a provare la fatica, cosa deve conquistare un atleta durante una gara o a quella successiva ?
Gli stimoli sportivi, raggiungendo determinati livelli, vengono piano piano da soli, e personalmente non devo andarmeli a cercare fuori dal contesto sportivo, perchè son gare talmente importanti, e gli allenamenti talmente duri che non si trovano stimoli al di fuori della pedana. Quello, a volte è più difficile da ottenere, e io lo sto raggiungendo dopo Londra, così come la tranquillità di poter lavorare con una programmazione fissa, senza dover avere il dubbio riguardo l’allenamento del giorno dopo. Questo è l’ostacolo più grande che abbiamo a differenza dei normodotati . E’ così impegnativo…
Quindi una vittoria o una sconfitta sono così determinanti per te ? Come le prendi entrambe ?
Perdere significa che in quel momento il mio avversario è stato più forte di me: io ho perso perchè lui è stato più bravo, e questo significa che la volta successiva sarò io a doverlo essere.E’ quindi una parte importantissima. La vittoria è una favola, e non credo ci siano altre parole ! Perdere è una bruciatura cosciente e forte, ma chi non è capace di vedere la sconfitta in questo senso, si perde una parte importante del tutto! Perchè subìta in determinate occasioni, può essere una risorsa notevole !
Che pensi del futuro ? Quali sono le tue ambizioni ad oggi ?
Spero in un’esperienza sempre all’interno della scherma, perchè è un mondo senza la quale non riesco a vivere !
..grazie Matteo ! Incrociamo le dita per Rio, e ti auguriamo un grande in bocca al lupo !!!
foto : facebook.com
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