Di Chiara Laurenzi
“Rio è l’apice che ogni atleta vuole raggiungere”.
Si apre così la telefonata-intervista ad Arjola Dedaj, la nuova velocista azzurra, classe 1981 e con un passato nel baseball e nella danza classica. Albanese di origine e naturalizzata italiana, Arjola nasce ipovedente e con una retinite pigmentosa, peggiorata gradualmente nel corso degli anni.
Mi parla subito del progetto “La coppia dei sogni” che ha creato con il suo fidanzato, Emanuele Di Marino, conosciuto sui campi di atletica, la stessa disciplina che continua a dare ad entrambi le emozioni, le gioie, i dolori e le successive risalite che la vita ci regala quotidianamente. Un progetto mediatico per divulgare lo sport paralimpico e i valori sportivi in contesti di disabilità.
Il sorriso lucente di Arjola riesco a percepirlo anche dalle sue parole, così come la tenacia e soprattutto l’amore che nutre per tutto ciò che fa con Emanuele.
“Insieme abbiamo inseguito i nostri sogni con gli allenamenti, i sacrifici, la determinazione, il supporto l’una dell’altro anche nei momenti difficili, e il fatto che inseguiamo tutti e due lo stesso sogno grazie alla stessa disciplina; alla fine siamo sullo stesso binario, e non potevamo pretendere altro che essere tutte e due lì e insieme. Per noi questa è la medaglia più importante, i risultati sono stati soddisfacenti, anche se vanno in base a graduatorie differenti.. siamo contentissimi perché le nostre categorie sono molto competitive, e anche se io personalmente sono arrivata sesta nel salto in lungo e con un record italiano, ed Emanuele è stato squalificato per un errore minimo, è stato lo stesso molto importante essere a Rio e risollevarci insieme, per andare verso altre mete.
Il cadere porta anche a questo: a vivere dolori e squalifiche, ma anche ad essere più forti e pronti per affrontare tutto. A livello emotivo, invece, è un’esperienza fortissima che ti lascia il segno per tutta la vita: il fatto di essere lì e condividere la passione per lo sport con tutto il mondo è la cosa più bella, è il comune denominatore che ti dà la possibilità di conoscere altre persone e le loro storie, il tutto arricchito ancora di più dallo scambio di lingue che alla fine diventano una, quella in cui si comunica. E poi lo stadio! Un altro riflettore importantissimo che ti dà quella carica in più quando entri dentro: una carica forte ma allo stesso tempo un’agitazione e un’ansia da gestire, serve molto allenamento anche per questo.
Non è facile supportare e sopportare, ma è lo stimolo per cercare di migliorare sempre di più. Sotto l’aspetto sportivo si cresce, così come da un punto di vista personale. Ci si sofferma sui punti più importanti per lavorarci su, e maturare ancora e ancora ..”
Quello che mi viene in mente con le tue parole è che tutto questo serve a potenziare quella resilienza che vi scorre nelle vene! Ti rialzi più forte di prima perchè è la tua natura…
Si, l’atletica è uno sport di sofferenza, di fatica, e se non impari ad essere forte, molli dopo un mese di allenamento !
Tu quando hai iniziato con l’atletica ?
Nel 2012. Prima ho fatto danza per passione e poi a livello agonistico. E poi baseball. In Albania non c’era accesso allo sport per disabili.. ancora adesso non c’è nulla..
.. E poi, siccome si chiama Coppia dei sogni, riesco a prendere due piccioni con una fava, e ad intervistare anche Emanuele…
Ciao Emanuele ! Molto piacere di conoscerti ! E grazie per avermi fatto entrare in questa situazione casalinga ! Come stai ?
Bene ! Abbiamo ripreso da poco gli allenamenti.. Dopo Rio, la consapevolezza delle mie potenzialità è stata grande, così come la lezione vissuta, e per fortuna essendo entrambi lì, superare insieme tutto è stata la cosa più importante. Noi ci alleniamo insieme tutti i giorni, ed è una fortuna enorme. La voglia di riscattarsi quando vivi lo sport a 360° ti fa rendere conto che devi trovare la forza di reagire. Certo non subito, perchè dopo una delusione prevale la rabbia.. ma piano piano ne trai forza ed esperienza per andare avanti. Insieme, è sicuramente meglio.
Il peso diventa la metà…
Si! Decisamente ! Una grande fortuna.. così come l’avvicinamento alle gare, che è vissuto con meno tensione..
E tu come lo vivi il post Paralimpiadi ?
.. Con tanto bisogno di riscatto ! Farei una gara anche domani stesso !
.. e sono sicura che la vinci !
Si, esatto! Sicuramente tanta la voglia di far bene, migliorarmi.. anche perché la mia categoria fino a quest’anno era accorpata agli atleti con due protesi, e chiaramente chi ha due protesi nei 200-400 metri va inevitabilmente più veloce. E tutti quelli della mia categoria si sono ribellati, così finalmente sembra che dall’anno prossimo le cose cambieranno ! E questo mi dà uno stimolo in più ! Gareggiare con la certezza matematica che lo stacco rispetto a chi ha due protesi è così netto, di certo non aiuta..
Mi racconti un pò come hai iniziato?
Si… a causa di una malformazione congenita al piede che prende il nome di piede torto, ho subìto un intervento chirurgico a sette mesi, rimanendo con il gesso fino a tre anni, prima di imparare a camminare. A 16 anni mi sono interessato all’atletica leggera, ma il passaggio è stato lento e lungo, a causa di tanta difficoltà iniziale. Solo nel 2013 ho iniziato a fare atletica a livello intenso e professionistico. E l’allenamento è duro rispetto a dieci anni fa, con un impegno tre volte maggiore!
.. quindi Giappone stiamo arrivando !
Eh si ! In verità, sembra lontanissimo! Ma so che piano piano ci avviciniamo alla nostra Road to Tokyo !!
E così, come in punta di piedi sono entrata in casa “CoppiaDeiSogni”, piano piano lascio Arjola ed Emanuele a rilassarsi insieme. Così come il loro cammino, insieme.
In bocca al lupissimo ragazzi ! E grazie ancora !