Tokyo 2020: quattro chiacchiere con Angelica Mastrodomenico, Responsabile CIP per la Preparazione Paralimpica …e una domanda alla Panini.
Di Valentina Grassi
Ormai sono trascorsi diversi mesi dalle Paralimpiadi di Rio 2016. Avendo preso parte ai Giochi, mi sembra davvero ieri. Ricordo esattamente i suoni, i colori, le voci, gli eventi buffi e meno buffi. Ritengo di essere stata davvero fortunata ad aver avuto l’occasione di prendere parte ai Giochi Olimpici.
Sentimentalismi a parte, passiamo ai fatti. Questa edizione delle Paralimpiadi è stata la più produttiva e soddisfacente per il Team Italia. Per la prima volta, infatti, il Tricolore si è piazzato al nono posto del medagliere complessivo. È vero che quest’anno mancava la delegazione russa, macchina da guerra indiscussa, ma siamo decisamente nella top 10! Un risultato davvero notevole, per una nazione che fa sempre un po’ fatica ad affermare, a livello interno, lo sport para, che ancora oggi incontra ostacoli e difficoltà. A metà strada tra la paura, i pregiudizi, l’inseguimento di un sogno e la voglia di arrivare sul gradino più alto del podio, cresce lo sport paralimpico italiano.
Per fortuna, però, la situazione è in miglioramento. La prestazione di Rio ha dato prova di solidità della strutura italiana, in grado non solo di competere, bensì di stravincere. Questo non può che far ben sperare per il futuro. Infatti, è dal basso che si coltivano i campioni. Si inizia con poco, con una attività che per prima cosa deve divertire e far passare un tempo di qualità all’atleta. Poi, quando la passione e la gioia si trasformano in voglia di agonismo, si può partire con un percorso volto ad affrontare gare internazionali.
E Tokyo?
Mancano ancora quattro anni a Tokyo, il che vuol dire un batter d’occhio.
Angelica Mastrodomenico, Responsabile Area Preparazione Paralimpica del Comitato Italiano Paralimpico, ci fornisce qualche commento sui tre anni e poco più che stiamo per approcciare.
Innanzitutto, ci saranno notevoli cambiamenti. Infatti, non avremo più la vela tra le discipline olimpiche. Trattandosi di uno sport estremamente costoso e non così diffuso a livello globale, la vela ha subito l’eliminazione dall’elenco delle discipline che competono nell’ambito dei Giochi. Questo, purtroppo, allontana decine di para-atleti velisti che potranno ad ogni modo gareggiare a livello nazionale ed internazionale. L’assenza alle Paralimpiadi, però, comporta anche la riduzione del budget concesso allo sport: non essendoci una previsione olimpica, diventa una disciplina meno appetibile per gli investimenti.
Personalmente, lo ritengo un vero peccato. Non sono una velista e non conosco quasi nulla di questo sport. Dispiace sapere che non vedremo più gare Paralimpiche di vela.
Persa la vela, salutiamo l’arrivo di badminton e taekwondo. Nel primo caso, si tratta di uno sport per atleti in sedia, che si può praticare o in singolo o in coppia. Nel secondo caso, una arte marziale di origine antichissima disponibile per atleti amputati. Due novità assolute di cui quest’anno vedremo i primi risultati.
L’Italia, secondo Angelica Mastrodomenico, deve puntare alla riconferma del risultato di Rio 2016. Non può, quindi, essere solo una meteora, ma dobbiamo lavorare per ribadire il ruolo di assoluto rilievo internazionale rivestito dall’Italia nell’ambito dei Giochi Paralimpici.
Un altro obiettivo di cui si sente l’esigenza, è la qualificazione degli sport di squadra. Parliamo del sitting volley e del basket in carrozzina. Le risposte positive da questi due sport sono arrivate, ma adesso occorre impegnarsi per ottenere la tanto agognata qualificazione.
La speranza è anche rivolta al wheelchair rugby. Questo sport accoglie gli atleti in sedia con lesioni gravissime. Possono, infatti, gareggiare anche i tetraplegici e questo apre nuove prospettive per atleti che altrimenti continuerebbero a restare isolati.
Angelica ha un atteggiamento molto cauto: felicissima del risultato straordinario di Rio, insiste sul fatto che ora il lavoro è enorme. Il Brasile ha segnato un punto importante quando l’Italia si è piazzata al nono posto del medagliere, ma adesso ci si deve concentrare nuovamente sul duro percorso che ci condurrà fino a Tokyo.
Ci sono sempre molte incognite lungo un quadriennio olimpico, ci sono fattori esterni che si possono solo monitorare e, a prescindere dall’allenamento, non sai mai come potrà andare. Quel che è certo è che Team Italia si batterà come non mai per riconfermare e migliorare il piazzamento ottenuto ai Giochi del 2016.
Una piccola richiesta personale alla Panini. Io amo profondamente gli album di figurine. Li faccio da quando ho memoria e la scorsa estate sono arrivata quasi alla fine di quello di Team Italia delle Olimpiadi. Era davvero bellissimo: di nuovo la sensazione di trepidazione quando si apre un nuovo pacchetto, nella speranza di trovare tutte figurine che non hai. Però, amata Panini, per la prossima volta, pensa anche agli atleti Para che meritano tanto quanto i normo (se non di più) di comparire sui tuoi magnifici e luccicanti album.