di Valentina Grassi
Praticare uno sport è la maniera migliore e più semplice per rientrare in contatto con se stessi dopo un momento terribile. Se poi si riesce a praticarlo all’aria aperta e a contatto con la natura, allora i risultati sono a dir poco eccezionali.
Nella splendida cornice di Castel Gandolfo, tra storia, tradizione, ambiente ben curato e calore locale, vive e cresce la fervente comunità della Para canoa italiana.
Iniziamo facendo qualche distinzione.
Esiste la canoa, dove l’atleta procede con il viso rivolto al traguardo mentre si trova con un ginocchio appoggiato al fondo dell’imbarcazione, ed esiste il kayak, dove l’atleta rimane seduto con le gambe all’interno dell’imbarcazione mentre procede, come prima, con la faccia verso il traguardo.
Per muoversi, si utilizza la pagaia, strumento molto leggero che consente di spingersi in avanti mediante una torsione del busto dell’atleta.
Nella para canoa si utilizzano i kayak e le gare di interesse internazionale e le Olimpiadi sono affrontate solo da K1, ovvero imbarcazioni con un solo atleta a bordo. Negli stessi contesti agonistici, poi, i competitors ammessi sono quelli con lesioni fisiche e vengono valutati in base alla mobilità del busto, delle articolazioni e del tronco.
I disabili della vista, invece, non gareggiano a livello internazionale e i loro K2 o K4 trovano spazio nelle competizioni di interesse nazionale.
Tutto questo e molto altro ci viene spiegato da Filiberto Desideri, poliziotto, ex atleta e attuale allenatore delle Fiamme Oro, distaccato nel settore della para canoa. Inizia la sua carriera da coach allenando i ragazzi più giovani, venendo poi in contatto con i Centri di avviamento allo sport del Coni.
Ha conosciuto l’ambiente della canoa paralimpica molti anni fa, entrando nella associazione Aisa Sport, nata per recuperare tutti quei soggetti con lesioni gravi – prodotte a seguito di un incidente o di una malattia, oppure genetiche – e per riavvicinarli alla vita normale attraverso lo sport. In base alle esigenze del neofita, l’associazione Aisa Sport cerca di integrare tutti nei programmi di allenamento. L’obiettivo è sempre quello di far uscire di casa il disabile, troppo spesso costretto a rimanere sepolto tra le mura domestiche, così da inserirlo man mano in un nuovo concetto di vita nel quale lo sport è il veicolo per stare bene.
Filiberto ci racconta che l’ambiente della para canoa ha moltissime caratteristiche che lo rendono unico ma, forse, quella più interessante è che si tratta di un settore estremamente giovane. Infatti, per quanto riguarda i para atleti, l’età media si aggira tra i 21 e i 25 anni. Si dice che lo sport paralimpico italiano è “anziano” rispetto agli altri Paesi, ma la canoa va decisamente controcorrente!
La distanza su cui si gareggia a livello internazionale è quella dei 200 metri, uno sprint di fuoco a pelo d’acqua. L’imbarcazione ammessa, invece, è il singolo kayak, ovvero la tipologia di barca in cui si rimane seduti.
Filiberto allena all’interno dei raduni della Nazionale e i suoi ragazzi non sono solo giovanissimi, ma anche numerosissimi. Mediamente partecipano ai raduni federali circa 15 atleti e il prossimo appuntamento importante è proprio il raduno che si terrà a Castel Gandolfo dal 18 al 25 febbraio.
La stagione della para canoa italiana è costellata di momenti importantissimi, dalle gare regionali dove i ragazzi gareggiano anche nelle categorie normo per spirito di agonismo, alle prove di Coppa del Mondo, agli Europei fino ad arrivare alla gara “regina” dell’anno, ovvero i Campionati Mondiali.
Se vi va di assaggiare l’ambiente della para canoa, potete venire ad assistere alla Maratona regionale che si terrà a Sabaudia il 26 febbraio. A seconda della disabilità verrà assegnata una distanza e si preannuncia un combattimento all’ultimo sangue.